Il puzzle che ha portato ad un aumento verticale del prezzo del gas

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Il mercato italiano, qualche minuto prima della chiusura, registrava un attivo che non andava oltre lo 0,23%. Una calma relativa che si conferma anche nello 0,2% del Ftse 100 di Parigi. Vanno meglio le altre due Borse principali con lo 0,5% del Dax e di un più ottimista 0,7% in territorio positivo del Cac 40 di Parigi.

Per quanto riguarda l’economia statunitense, c’è da sottolineare il dato rivisto (dal +2,1% al +2,3%) del PIL sul terzo trimestre. Chi invece offre materiale su cui riflettere è il comparto energetico. Nello specifico con il rialzo del gas e con le previsioni sull’andamento del petrolio. Per il primo, il problema principale resta ancora un fattore geopolitico con il gasdotto Yamal che segna ancora flussi particolarmente bassi, se non addirittura azzerati, dalla Russia verso l’Europa.

Il puzzle che ha portato ad un aumento verticale del prezzo del gas

Un quadro complesso, quello del natural gas, soprattutto in virtù di vari elementi da considerare. Il primo è quello di una stagione invernale ormai iniziata e che risulta essere un fattore dalla forte incidenza per ogni valutazione nel settore energetico. Il secondo, invece, riguarda la situazione dell’Europa, in particolare della Francia che attualmente vede i sui reattori fermi a causa di alcuni problemi tecnici. Uno stop che ha costretto Parigi a dover importare energia.

Ricollegandosi però allo stop del flusso di gas sul gasdotto Yamal, gli osservatori fanno notare, inoltre, un tassello ulteriore. In particolare su questo fronte c’è infatti anche la questione che riguarda il concomitante gasdotto Nord Stream 2. Quest’ultimo risulta completato ma ancora bloccato a causa di ragioni burocratiche che a molti sono apparse alquanto pretestuose.

Insomma i mercati dovranno fare i conti con il puzzle che ha portato ad un aumento verticale del prezzo del gas e ad un cambio addirittura delle navi che lo trasportano, dirottate dall’Asia all’Europa.

Anche per quanto riguarda il petrolio, la situazione appare complessa. Attualmente il Brent risulta volare oltre i 74,6 dollari al barile mentre il WTI arriva a sfiorare i 72. Ma eventuali valutazioni dovranno essere fatte soprattutto alla luce del fattore Covid e della velocità di diffusione della variante Omicron. Ed è proprio alla luce di questa incognita che si devono analizzare le previsioni fatte nei giorni precedenti dalle grandi banche d’affari sulle quotazioni del petrolio. Infatti la soglia dei 100 dollari al barile non sia più un tabù. Per Goldman Sachs, come precedentemente detto, ci si potrebbe spingere addirittura oltre nel 2023 mentre per JP Morgan si potrebbe parlare anche di 150 dollari per il 2023.

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