Il presente e il futuro del settore delle infrastrutture e le grandi sfide che attendono l’Italia

Federico Protto

Il presente e il futuro del settore delle infrastrutture nell’intervista all’Amministratore Delegato di Retelit, Federico Protto, che riceverà il prestigioso Premio Eccellenza durante l’Annual Meeting di ProiezionidiBorsa

Il settore delle infrastrutture è un settore particolarmente delicato, ancora di più dopo la rivoluzione dettata dalla pandemia. Quali sono, attualmente, le prospettive per l’Italia? 

Il mercato italiano delle infrastrutture di telecomunicazione sta vivendo un momento di trasformazione epocale e la pandemia ha sicuramente accelerato un processo già in atto. La pandemia ha infatti messo in luce, in modo molto forte, la necessità che l’Italia sia dotata di un’infrastruttura digitale capillare che copra tutto il territorio. 

L’infrastruttura è un fattore abilitante su cui l’Italia sconta il ritardo di molti anni in cui si è investito poco. Possiamo dire che il primo cambiamento importante in merito è stato a partire dal 2016 con la strategia della Banda Ultra Larga che sta cominciando solo ora a dispiegare qualche effetto. 

Oggi ci troviamo di fronte, grazie ai fondi del PNRR e ai piani del Governo, a un momento storico, a un cambio di passo decisivo per completare il piano di infrastrutturazione e traguardare per il 2026 la copertura totale del territorio nazionale. 

Le prospettive per l’Italia sono quindi positive, perché c’è stata sicuramente una presa di coscienza da parte di tutti stakeholder della priorità da dare allo sviluppo delle infrastrutture, e gli operatori sono pronti a partecipare, con le proprie capacità, competenze e ruoli, a questo cambiamento. É fondamentale che il Governo, nel definire le regole di attuazione dei piani, si muova in una logica di inclusività, per permettere a tutti i soggetti competenti di dare il proprio contributo in un contesto coordinato. I tempi sono molto stretti in quanto, al fine di mantenere i finanziamenti, i bandi dovranno essere assegnati entro il 30 giugno 2022. Questo deve avvenire attraverso l’azione del Governo per avviare i piani a livello formale attraverso la fase di preparazione e di definizione dei bandi, e, dall’altra parte, di tutti i soggetti coinvolti per adeguare la propria organizzazione e le proprie competenze. Il tema delle competenze è strategico nell’implementazione dei piani del Governo: parliamo di competenze sia tecnologiche che di gestione per la realizzazione delle infrastrutture fisiche – dalla progettazione fino all’installazione delle componenti delle infrastrutture. 

Il Covid ha accelerato a livello mondiale un processo di trasformazione digitale che era già in nuce prima dello scoppio della pandemia. A suo giudizio l’Italia è pronta per il salto di qualità? 

Prima della pandemia molte aziende non erano preparate ad affrontare la trasformazione digitale e alcune accelerazioni a cui abbiamo assistito – lo smart working per esempio – non sarebbero avvenute in tempi rapidi senza un evento così inaspettato e critico. É anche vero che le aziende che non avevano ancora intrapreso un percorso verso la digitalizzazione e che, a causa di questo loro ritardo, stanno vivendo momenti di grande difficoltà, avrebbero comunque avuto grandi problemi al loro business, anche in assenza dell’evento pandemico.

Come in tutti i casi di crescita rapida e di trasformazione improvvisa, è però fondamentale sostenere questo cambiamento non solo economicamente – attraverso per esempio voucher e sostegni alla digitalizzazione – ma anche permettendo alle aziende di prendere una maggior consapevolezza dei vantaggi del digitale e comprendere appieno i benefici di business che questa trasformazione può abilitare – grazie per esempio al cloud, all’adozione di sistemi di ottimizzazione e automatizzazione dei processi aziendali, all’implementazione di processi e soluzioni per la protezione della rete e dei dati. 

Il 2021 ha decisamente segnato per l’Italia l’avvio di una fase di grande trasformazione, con un significativo incremento di richiesta di servici ICT e una forte accelerazione di progetti di digitalizzazione. In questo periodo, il digitale è stato il sostegno dell’economia, della competitività delle imprese e dell’efficienza della pubblica amministrazione. Ora è importante che questo cambiamento avvenuto nella fase di pandemia diventi strutturale, affinché il processo di trasformazione digitale sia pervasivo, costante e duraturo nel tempo. In tutto questo, si deve porre un focus sulle competenze e sul processo di formazione. 

In questo scenario, il PNRR rappresenta un’occasione straordinaria per il nostro Paese, perché se la trasformazione digitale è inevitabile, dobbiamo essere in grado di guidarla e favorirla grazie allo slancio che i fondi ci garantiscono.

Quali sono le prospettive dell’azienda e le strategie che il nuovo Board intende mettere in atto nel prossimo futuro? 

Oggi Retelit si pone come un player chiave nel panorama delle telecomunicazioni in Italia: il nostro posizionamento distintivo, grazie alla combinazione degli asset di proprietà di Retelit (una fibra ottica capillare in Italia e nel mondo e un network di data center distribuiti a livello nazionale) con le competenze maturate negli anni in ambito digitale ci permette di guardare alle sfide della trasformazione digitale in corso nel nostro Paese, forti della sempre maggiore integrazione tra infrastrutture, piattaforme, managed service e soluzioni ICT che siamo in grado di offrire. 

Siamo quindi impegnati nel consolidare le infrastrutture del Gruppo attraverso investimenti e innovazione continua e a promuovere le competenze digitali per continuare a fornire servizi custom nell’ambito della trasformazione digitale. 

Retelit è un’azienda in trasformazione perché il mercato dell’ICT è in trasformazione. L’infrastruttura è l’elemento abilitante, ma fondamentale è il processo di trasformazione digitale che dall’infrastruttura passa anche attraverso il cloud e la componente applicativa. Da società puramente infrastrutturale, Retelit si sta trasformando in società di servizi, che include i gestionali a supporto dell’attività aziendale, i servizi di cybersecurity e gestione del dato, e lo sviluppo delle piattaforme cloud e di edge computing che rendono possibile la gestione dei dati in modo distribuito non solo centralmente sul data center.

Parallelamente, portiamo avanti lo sviluppo infrastrutturale al servizio delle aziende italiane per offrire più connettività e per abilitare l’atterraggio di cavi sottomarini per offrire servizi di trasporto dati a tutta l’Europa, ambito che ci ha permesso di diventare negli ultimi anni anche il preferred partner degli operatori internazionali per i loro progetti sul territorio italiano. In particolare, la nostra esperienza infrastrutturale ci permette di guardare con grande interesse allo sviluppo di cui parlavamo prima, sia attraverso l’utilizzo delle risorse del PNRR, sia attraverso di risorse nostre, sia attraverso prospettive di ulteriore crescita per linee esterne. . 

Quali sono le maggiori difficoltà, anche tecniche, in un Paese come il nostro, morfologicamente così differenziato? 

In considerazione della diversità del territorio italiano, stiamo vedendo nelle aeree bianche – morfologicamente complesse – un utilizzo della tecnologia wireless maggiore rispetto a quanto previsto. In tali aree ritengo sia fondamentale investire maggiormente sulla fibra che, rispetto alla tecnologia wireless, è “future proof” perché è un investimento in grado di supportare i fisiologici incrementi di banda che le nuove applicazioni richiederanno in futuro, senza necessità di investimenti ulteriori.

Non dobbiamo dimenticarci che anche nelle zone più impervie, se non vogliamo che ci sia uno spopolamento del territorio, dobbiamo portare un livello di connettività adeguato. Anche se la morfologia del territorio italiano è complessa, è fondamentale assicurare il massimo sforzo per dotare tutto il Paese di un’infrastruttura adeguata, affinché non rimangano vaste aree sprovviste per sempre di connettività, e questo lo possiamo fare oggi con i fondi disponibili e con l’intervento del Governo – occasione da non sprecare. Se così non sarà, il rischio è che queste aree moriranno, da un punto di vista di turismo, di ricettività, di valorizzazione e di sviluppo economico del territorio. Con la connettività, anche i borghi e i piccoli centri urbani – che rappresentano il 70% del nostro Paese – possono trovare nuova linfa e prospettive future, il tutto in una logica di rapporto di collaborazione tra amministrazione pubblica, aziende e operatori. 

La prossima grande sfida sarà la sicurezza in Rete?

Parliamo di una sfida attuale, non futura, perché con le nuove modalità di lavorare, con il proliferare di dispositivi e applicazioni di accesso alla rete, con il progredire e la sofisticazione degli attacchi informatici, la superfice di attacco e, quindi, i rischi legati alle vulnerabilità sono cresciuti enormemente. Da qui la necessità di una maggiore consapevolezza da parte delle aziende e dei cittadini del valore dell’investimento sulla protezione delle proprie risorse e i propri dati. 

Lo scenario in cui viviamo è permeato da processi automatizzati – pensiamo per esempio al settore energetico dove l’automazione e le nuove modalità di efficienza energetica sono sempre più diffuse – dove un cyberattacco potrebbe mettere a rischio attività critiche, accrescendo i potenziali impatti negativi per il business e per gli utenti. Lo stesso vale per gli oggetti connessi, dove un’intrusione nei sistemi potrebbe generare impatti sul funzionamento dei sistemi di automazione, compromettendone le funzionalità, causando danni a catena. 

Questo contesto introduce nuovi livelli di vulnerabilità e la trasformazione digitale ha aperto nuove sfide anche da un punto di vista della gestione della sicurezza. Diventa quindi essenziale ripensare alla sicurezza, non solo da intendersi come “correre ai ripari in caso di attacco”, ma come capacità di abilitare una nuova concezione di gestione della sicurezza, partendo dalla progettazione dei sistemi informatici che abbiano la sicurezza quale parametro chiave (“security by design”).  

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