Il potere più importante

potere

In questi giorni, oltre al solito tema del Covid, il focus mediatico si concentra principalmente sulle elezioni del nuovo Presidente della Repubblica.

Molti analisti stanno cercando di decifrare le mosse dei vari leaders e delle diverse forze politiche, per capire quale sarà il nome su cui realmente si punterà, dopo la fase che potremmo definire dei nomi a caso e delle schede bianche.

Una delle questioni importanti, a nostro avviso, non è tanto quella del nome in se stesso, ma delle conseguenze che questo comporterà sul quadro politico.

Soprattutto una, e cioè in base ad una eventuale presidenza Draghi, cosa succederebbe a livello governativo?

Ma il tema realmente più importante riguarda il potere e riconduce a quello di cui intendiamo occuparci in questo articolo.

Il potere più importante

Con questo tema intendiamo riferirci ad un aspetto, talora sottovalutato in tutte le questioni politiche, di cui si ci potrebbe occupare.

Ci riferiamo al fatto di domandarci quanto segue.

Come si esercita, in effetti, un potere politico e quali sono le condizioni per esercitarlo?

Risulta infatti evidente che programmi politici, idee ed ideologie, o qualsiasi concretizzazione si intenda implementare, deve necessariamente passare da atti giuridici.

A nostro avviso, è questo un passaggio fondamentale di ogni iniziativa politica.

Per dar corso alla quale, fin tanto che non si ricorre ad una traduzione della stessa in norme dell’ordinamento interno o internazionale, di vario rango, rimane pura idea.

La necessaria conseguenza

Per rendere più chiaro il concetto, dobbiamo pensare a come operano i soggetti politici, a qualsiasi livello.

In ambito locale troviamo, infatti, delibere di vario tipo, come quelle comunali o di altre autorità.

A livello regionale intervengono leggi, e poi ecco tutta una produzione normativa fino ad arrivare ai massimi livelli, dove troviamo norme di vario tipo, leggi, decreti, regolamenti e via dicendo.

Di qui sorge spontanea una domanda.

Ma chi redige tutti questi atti e tutte queste norme?

Possiamo quindi dire che l’estrinsecazione di un potere di decisione politica passa sempre o quasi da un atto di produzione normativa.

E questo è un po’ un principio generale, valevole in tutti i contesti e nei diversi periodi storici.

Proprio perché il diritto costituisce un generale strumento di regolazione dei rapporti sociali, ed essenzialmente di questo si occupa, infatti, la politica.

Ossia di regolare questioni riguardanti la società, di cui si fa parte.

Non a caso, esiste il brocardo: Ubi jus, ibi societas. Ubi societas, ibi jus.

Ossia, per sua natura la società crea il diritto, ed il diritto presuppone una società.

Pensiamo infatti alla miriade di rapporti che singoli o enti definiscono tramite norme giuridiche.

E da qui ecco la necessità di stilare regolamenti, contratti, e via dicendo.

Se, quindi, la necessità di una produzione normativa riguarda la società nel suo complesso, ovviamente la politica, che è un aspetto della società, a sua volta non può fare a meno di tale esigenza.

In tale ambito, tuttavia, spesso non basta essere un politico, per avere la capacità di redigere le norme necessarie.

Consideriamo che spesso neppure chi ha seguito specifici corsi universitari possiede certe capacità di arrivare a redigere norme giuridiche in certe materie.

Ecco, quindi, che vi sono specifici esperti ed uffici, nei vari enti, o presso le diverse forze politiche, appositamente predisposti per tradurre in norme gli intenti politici.

Il rapporto tra volontà e diritto

Continuando a parlare del potere più importante, in concreto succede che vengano formati appositi esperti, sia tramite corsi ad hoc, anche privati, sia tramite percorsi formativi nell’ambito dei diversi enti, per formare quel personale, che andrà a svolgere certe funzioni negli uffici legislativi di Camera e Senato, piuttosto che come addetti alla produzione normativa di enti, quali Comuni o Regioni.

Si crea, quindi, per certi versi, un rapporto analogo a quello che il semplice cittadino talora crea con determinati esperti.

Se un condominio, ad esempio, necessita di un regolamento, se alcun condomino è esperto nella sua formulazione, ci si rivolge ad un esperto, come un avvocato o un notaio.

E parimenti un politico non personalmente, ad esempio, esperto, si rivolge a uffici legislativi, piuttosto che ad esperti del suo partito.

Dirà che idee vorrebbe realizzare, e poi saranno i tecnici a redigere le relative norme.

La stessa cosa si verifica al Governo, dove si fa ricorso ai tecnici degli uffici legislativi dei diversi Ministeri, ma anche ad un apposito organismo, il Dipartimento degli affari giuridici e legislativi.

Da tutto questo risulta evidente un aspetto

Talora solo un altro esperto riuscirebbe a comprendere cosa elaborato da suoi colleghi.

Spesso il politico, non esperto di diritto, deve accontentarsi di confidare nell’opera del tecnico, e che questi abbia tradotto in norme fedelmente la sua intenzione.

Talora capita, ma non sempre.

E talora capita anche, infatti, che si realizzino norme che poco o nulla hanno a che fare con la volontà politica.

Ecco, quindi, che dietro formule di democrazia e quant’altro, il vero potere si annida in chi elabora norme.

Anche perché, senza di queste, lo ribadiamo, non sarebbe possibile alcuna vera estrinsecazione del potere politico.

La conseguenza è che spesso non conta chi sia al Governo o comunque ricopra determinati ruoli, chi conta realmente è chi consente a determinati poteri la loro estrinsecazione (il potere più importante, appunto).

La riprova del nove, per così dire, consiste nel domandarsi quanto segue.

Cosa succederebbe se venissero meno i tecnici capaci di elaborare una produzione normativa?

Ad esempio, il parlamentare eletto non saprebbe a chi rivolgersi per avere un testo di legge da approvare. E così via.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

Consigliati per te