Il nuovo market mover dei mercati nei prossimi mesi

Guardando la seduta di oggi sulle Borse europee si deduce facilmente che le elezioni in Germania potrebbero non essere quell’elemento decisivo che in molti ritenevano sarebbero state per i mercati. In realtà ci sono avvenimenti che, lontani, potrebbero attirare l’attenzione degli osservatori tra non molto. Infatti il nuovo market mover dei mercati nei prossimi mesi potrebbe essere la Cina. O per meglio dire: la politica cinese sugli energetici. Recentemente i mercati sono rimasti spaventati dalle nuove direttive riguardanti il controllo su settori vitali come i tecnologici e l’immobiliare. In particolare quest’ultimo, comprendendo anche l’indotto, rappresenterebbe circa un quarto del PIL cinese, secondo alcune stime di Moody’s pubblicate non più tardi di luglio. Nelle ultime settimane, poi, si è assistito allo scoppio del caso Evergrande.

Ma all’orizzonte si sta affacciando, per Pechino, anche un’altra crisi, potenzialmente più pericolosa e più complessa, quella energetica. La conferma arriva dalle quotazioni stesse del gas naturale. Queste vedono un aumento del 3% e che ha portato il costo a 5,3 dollari contro i 2,7 dollari registrati nello stesso periodo del 2020. Un problema che ha spinto le autorità di Pechino a comprare nuovamente grandi quantitativi di materia prima in vista di un possibile, ulteriore rialzo futuro.

Il nuovo market mover dei mercati nei prossimi mesi

A porre la questione sotto i riflettori ci hanno pensato gli analisti di Nomura che, in queste ore, hanno tagliato le previsioni sul PIL cinese di quest’anno. Il precedente 8,2%, infatti, è stato ridotto al 7,7%. Non solo ma il risultato del terzo trimestre su base annua, inizialmente fissato al 5,1%, è diventato un più scarno 4,7%. Stesso discorso per quello del quarto trimestre, sempre su base annua: il precedente 4,4% è diventato un semplice 3,0%.

Alla base di questa decisione, che tra l’altro potrebbe essere presto condivisa anche da altri esperti, ci sarebbero le crescenti difficoltà che si stanno manifestando in primis sul settore energetico. Sebbene i vertici di Pechino abbiano da tempo deciso di ridurre a zero le emissioni di carbonio per il 2060 con conseguente chiusura e riconversione di molti impianti, la questione è solo un aspetto parziale di una situazione caratterizzata da varie sfaccettature. Un primo esempio arriva proprio da diversi fornitori di Apple e Tesla. Questi, infatti, hanno interrotto la produzione in diversi impianti cinesi a causa dei limiti di consumo energetico imposti alle industrie.

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