Il Mose salva Venezia dalle acque ma già arrugginisce

Venezia

L’opinione pubblica mondiale plaude il funzionalmente del Mose, il sistema di paratie anti-acqua alta costruito al Lido di Venezia per salvaguardare la città. Sabato scorso, infatti, è stato messo in moto per la prima volta, con un ottimo risultato. Ma dal giorno dopo, i veneziani hanno dovuto subile l’acqua alta ovunque come se nulla fosse cambiato. E quel che è peggio, pure in Piazza San Marco. Spieghiamo il perché con l’aiuto degli esperti di ProiezionidiBorsa.

Niente barriera se l’acqua alta si ferma a 110 cm

L’imponente macchina del Mose non si alzerà se non per arginare le maree straordinarie. Ma solo se l’acqua salirà oltre i 130 cm. Al di sotto questa soglia è, infatti, previsto che l’impianto resti fermo. La differenza di 20 cm sembrerebbe poca cosa. Ma non lo è per una città così particolare come Venezia. Dove, quando suonano le sirene da acqua alta, si blocca il respiro nel petto di chiunque. Tutti si mettono a contare i fischi. Se sono più di due, vorrà dire che molti vedranno entrare l’acqua dalla porta di casa. O peggio, il mare salirà dal pavimento.

Se l’acqua della Laguna sale fino a 110 cm, va sott’acqua circa l’11% della città. Con 120 cm di marea, è invaso dall’acqua il 50% di Venezia. Fino a 129 centimetri il Mose, quindi, non entra in funzione: l’acqua continua a erodere, implacabile, le pietre e le fondamenta dei palazzi. Con 140 cm. non è ancora ‘allarme rosso’. Ma quando lo è, significa che in Piazza San Marco è possibile soltanto girare in barca.

Le incognite sul funzionamento

Il Mose salva Venezia dalle acque, ma già arrugginisce. Tutte le volte che il Mose servirà, la barriera di protezione potrà essere innalzata. Tuttavia, non è facile prevedere cosa succederà quando, alle maree così forti, si aggiungeranno anche condizioni di mare notevolmente complesse che, peraltro, non sono ancora state sperimentate. Dunque, la preoccupazione è concreta: perché le 78 paratoie davanti alla fragile Venezia sono già metà arrugginite.

Inoltre, la centrale di controllo che gestisce il sistema del Mose non è ancora attiva. Potrebbe essere pronta tra sei mesi o un anno: attualmente ci siamo dovuti affidare all’Esercito e al Genio Militare per fare il collaudo. Sono stati creati dei ponti radio d’emergenza. Altrimenti, nonostante l’emergenza, nessun test di funzionamento sarebbe stato possibile.

Il Mose salva Venezia dalle acque, ma già arrugginisce

Dunque, anche dopo il collaudo, i problemi cronici del Mose restano tutti ancora da affrontare. Il primo è quello della corrosione generalizzata. È ben chiaro a tutti, poi, che sarà impossibile detergere gli alloggiamenti delle paratoie situati in acqua, a causa della instabilità del fondale.

Non è chiaro, infine, chi dovrà prendersi l’onere di pagare i costi di esercizio della manutenzione pari a 200 milioni di euro l’anno mentre l’opera è costata l’ingente cifra di sei miliardi.

In altri Paesi del Nord Europa, intanto, hanno risolto un analogo problema, spendendo la metà della spesa, delle risorse e del tempo. E, per giunta, adottando altre soluzioni più moderne.

Consigliati per te