Il modo in cui teniamo la nostra scrivania ci dice chi siamo e come gli altri ci vedono

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Non esiste cosa più soggettiva nella definizione delle parole ‘ordine’ e ‘disordine’, perché non esiste oggettività in queste due cose. Quello che è disordinato per altri può essere considerato organizzato da un altro punto di vista. Secondo il dizionario Treccani ordine significa “disposizione regolare di più cose collocate secondo un criterio organico e ragionato, rispondente a fini di praticità, opportunità e di armonia”. Questa definizione non fa altro che sottolineare e ribadire la soggettività del senso di ordine.

L’oggettività di ordine e disordine viene a galla contestualizzando, in questo caso, l’ambito lavorativo. Ad esempio, in un negozio la critica non è personale ma è sottoposta ad una clientela. Quindi, la precisione e la chiarezza della disposizione della merce sono fondamentali.

Il modo in cui teniamo la nostra scrivania ci dice chi siamo e come gli altri ci vedono

Quante volte abbiamo detto che nel disordine della nostra scrivania riusciamo a trovare tutto. Nulla di più vero, anche se il tavolo sembra a prima vista un magazzino di un negozio di cancelleria dopo un terremoto.

Peggio ancora sono quelle scrivanie che si presentano completamente coperte di cose non riconducibili al lavoro: residui di cibo, sigarette, soprabiti tirati senza alcuna attenzione. Tutto ciò riconducibile a professionisti a cui non piace attenersi a regole e resistenti a qualsiasi consiglio di buona condotta.

Si può definire egoistica come scelta, perché solo il padrone di quel tavolo sa perfettamente dove trovare anche il più piccolo appunto scritto su un post-it. Questo denota anche una buona capacità di memoria. A tal proposito si consiglia la lettura dell’articolo ecco 5 facili esercizi da fare per rendere performante la memoria e non dimenticare più nulla.

In questo contesto, chi si troverà dall’altra parte della scrivania, avrà a che fare con un creativo che preferirà trovare soluzioni fantasiose piuttosto che convenzionali.

L’ordine serve a riconoscere un professionista perfetto?

Nessun dubbio, entrare in un ufficio dove tutto è perfetto a partire dalla scrivania della persona a cui dobbiamo rivolgerci, è soddisfacente e mette subito a proprio agio. Rientrano in questa categoria le scrivanie dove tutto è simmetrico e perfettamente allineato, oltre quelle che sembrano uscite da uno show room con sopra soltanto uno schermo e una penna.

Questo, però, può nascondere delle insidie. Sicuramente avere un tavolo organizzato denota capacità produttive e di pianificazione del lavoro. Ma può essere anche sinonimo di insicurezza, di stress stressante, di continua ricerca della perfezione nelle scelte da intraprendere.

Rispetto al professionista che fa del disordine la sua prerogativa, in questo caso dovremmo relazionarci con una persona meno “umana” e più tecnica. Un esperto che sicuramente svolgerà nel migliore dei modi il suo compito, senza distrazioni, capace di concentrarsi soltanto sul proprio cliente.

Pare così ovvio che il modo in cui teniamo la nostra scrivania ci dice chi siamo e come gli altri ci vedono, che essa sia in un ufficio o nell’ambiente domestico.

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