Il mistero dell’euro dollaro

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Per chi ha sempre pensato che il mercato delle valute, il più grande al mondo, potesse in qualche modo sempre e comunque, prima o poi, ricongiungersi a stringenti logiche macro-economiche, quello che è accaduto negli ultimi anni, ovvero un euro molto forte rispetto al dollaro, è difficile trovare una spiegazione logica e razionale. Il recupero della moneta USA potrebbe essere soltanto agli inizi vediamo perché.

Se guardiamo il ciclo economico, ebbene, paragonare la ripresa delle locomotiva americana a quella a macchia di leopardo e nemmeno particolarmente maculata dell’Europa è valutazione improvvida.
Solo Germania, Olanda pochi altri paesi eletti in area euro hanno vissuto una vera ripresa. Si noti che dal mio punto di vista ogni ripresa non è tale se non incide positivamente sui livelli occupazionali: primo ed unico dato affidabile da cui può e deve partire ogni ciclo economico virtuoso.

Se analizziamo la questione in base alle riserva auree che ormai non ci sono più almeno non in forma obbligatoria rileviamo che negli USA le tonnellate di oro sono n volte quelle della BCE. Poco importa che paesi come l’Italia ne detengano più di Bruxelles, l’euro viene “battuto” lassù.

Se analizziamo l’appetibilità dei bond europei con tassi ancora intorno allo zero rispetto ai bond USA già attivi in termini di interesse e con prospettive di ulteriori rialzi a breve non c’è partita anche se forse parte dei flussi verso il dollaro non è ancora partita proprio per aspettare che i tassi si assestino verso i target rialzisti attesi.

Se analizziamo la situazione del settore bancario, epicentro della crisi di 10 anni fa, vediamo banche USA sempre più grandi e forti e banche europee, area UE che, pur essendo finita l’era degli stress test, in molti paesi manco hanno ripreso a fare veramente credito.A ciò si aggiunga che, in generale, barcollano nel loro insieme ad ogni minimo accenno di turbolenza e non parlo di casi limite come Grecia e Turchia ma basta una semplice dichiarazione meno morbida sui tassi per far sì che la banche UE sui listini vengano prese a mazzate.

D’altronde l’abbiamo già scritto c’è una bella differenza tra liberare gli armadi dagli scheletri degli asset tossici (come accaduto in America ma per inciso anche in Gran Bretagna , Svizzera eccetera) e limitarsi, come nell’Unione Europea, a dare liquidità in cambio di titoli di stato.

Certo per lo spread è un ‘ottima cura ma così facendo le banche europee hanno più che altro potuto fare fronte alle proprie scadenze tossiche rinnovando pacchetti(obbligazioni, polizze, unit linked o peggio derivati sui crediti CDS) oramai illiquidi ma senza mai arrivare alla vera soluzione del problema. Ce li hanno ancora lì : nei cassetti, negli armadi, fino nei conduit caraibici, in sostanza ovunque.

Un euro che ha visto quote vicino a 1,40 quindi cosa è stata pura follia?

Nelle voci di cui sopra non abbiamo volutamente inserito la quantità di moneta stampata e si noti scrivo stampata e non circolante perché sui dati ufficiali non esistono forme di controllo disponibili per i cittadini e quindi mi permetto di dubitarne: questa dubitazione a cosa porta?

Semplice: alla conclusione che il mercato ha prezzato il surplus di dollari emessi con buona probabilità in larga misura senza paritetica emissione di debito per chiudere in modo definitivo i buchi delle banche e ha prezzato e per anni premiato la politica più restrittiva della BCE che ha sì fatto il QE, ma solo a fronte di nuovo debito emesso dai vari paesi richiedenti moneta.

Ora cosa sta accadendo?

Pare evidente che l’effetto dello sconto fatto pagare al dollaro per l’eccesso di moneta emessa per ovviare alla crisi dei sub-prime è terminato o almeno quasi. Pertanto il cambio EUR/USD torna a fare riferimento ai dati macro-economici correnti e in questo senso tra Stati Uniti d’America e Unione Europea nella sua interezza non c’è assolutamente partita. La locomotiva americana viaggia a una velocità inarrivabile nel vecchio continente area UE. Particolare non trascurabile negli USA anche il settore immobiliare ha segnato una rilevante ripresa cosa non certo accaduta dalle nostre parti e in tanti paesi europei ove , Spagna in testa, l’invenduto rimane a livelli record da anni.

Non ci azzardiamo certo a fare previsioni di breve periodo o tanto meno valide in una logica speculativa ma, in un prossimo futuro, vedere la parità EUR/USD non dovrà stupire più di tanto, così come sarà anche possibile una scivolata verso quel target di 0,89 che già dal 2008 pareva inevitabile fosse prima o poi raggiunto. Fermo restando che ondate contrarie pro euro saranno sempre possibili specie al mutare del quadro descritto.

 

Gianluca Braguzzi
CFI Asset Management and Organization WIAM

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