Il gruppo Zara chiude 1200 negozi fisici e punta sull’online

vendite online

Il gruppo Zara chiude 1200 negozi fisici e punta sull’online. Meno immagine e più vendite. Amancio Ortega, proprietario del colosso spagnolo quotato Inditex, che possiede i negozi Zara e altri marchi come Bershka, Pull & Bearm Oysho e Massimo Dutti, si adegua all’era post Covid-19. E non vuole più scommettere più sul rito dello shopping urbano, del curiosare per negozi e della vendita incerta. Meglio la vendita certa (prima) e la soddisfazione del cliente (poi).

Il gruppo Zara chiude 1200 negozi fisici e punta sull’online

Sono 1200 i negozi del gruppo in chiusura in tutto il mondo, da qualche giorno. Piccoli store ubicati in Asia e in Europa, che porteranno alla perdita di qualche milione di posti di lavoro. Ortega, messo in ginocchio dai canoni di affitto, gli stipendi per il personale, le spese per la sicurezza e la sanificazione, ha gettato la spugna. Dopo il primo trimestre con i conti in rosso dal giorno della quotazione.

La perdita economica, a causa del lockdown, ha raggiunto la cifra da capogiro di 409 milioni di euro, i ricavi si sono scesi del 44%. La decisione niente affatto sofferta a quanto pare, ma frutto di una profonda riflessione su come cambieranno i consumi di fashion, porterà Inditex a conservare 6900 punti vendita.

Pesa la concorrenza di H&M e Uniqlo

Nel mese di aprile, durante il picco più violento della pandemia, le vendite online sono quasi raddoppiate rispetto all’anno precedente. Dunque Inditex ha deciso di puntare sul virtuale, investendo 2,5 miliardi di euro per migliorare la piattaforma e trasformare i negozi in semplici centri di distribuzione della merce già venduta. Non va bene la giacca? Si cambia. Oppure si ritira un buono per un altro acquisto. Le vendite online possono coprire il 25% del fatturato forse già entro il 2020. In questo modo il brand Zara potrà concentrarsi sulla concorrenza con altri marchi di instant fashion low cost, come il colosso H&M e Uniqlo.

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