Piazza Affari e i mercati azionari europei dal mese di maggio vivono un forte ribasso. Lo spread Btp Bund è oramai stabilmente a ridosso di area 300 e i CdS sono saliti a livelli di anni fa.
Frattanto Fitch ha modificato il suo outlook da stabile a negativo.
Cosa attendere per il futuro? Quali sono le date importanti per i prossimi mesi dell’economia italiana? Quali sono stati i motivi che hanno portato Fitch a cambiare outlook sull’Italia?
Abbiamo girato queste domande a Giuseppe Di Vittorio il Responsabile di Le Fonti Tv.
Le Fonti Tv è il canale dell’informazione economica e finanziaria dalle 9 alle 19 dal lunedì al venerdì.
Ecco le risposte:
Le date chiave per l’Italia
27 settembre
Termine ultimo presentazione aggiornamento al Def
15 ottobre
Termine ultimo presentazione Legge di Bilancio 2019
26 ottobre
Giudizio dell’Agenzia di Rating S&P
Attuale giudizio BBB Rischio medio alto, qualità medio bassa
31 ottobre
Termine ultimo per il giudizio dell’Agenzia di Rating Moody’s
Attualmente Baa2 analogo al BBB a quelle delle altre agenzie
7 dicembre
Giudizio dell’Agenzia di Rating Scope
Attuale giudizio A- Qualità buona, rischio di insolvenza basso
Fitch: ecco i 23 motivi che hanno determinato le prospettive negative per il futuro
Outlook negativo sull’Italia
Il rating rimane BBB (4 scalini sopra la spazzatura)
1. Prevediamo deficit pil per il 2019 al 2,2% con uno sfondamento almeno di 1% dell’obiettivo
2. Il debito pubblico è elevato
3. Attuale governo appare meno rigoroso sulla tenuta dei conti pubblici quindi il debito pubblico e’ più’ esposto agli shock
4. Rischi al ribasso per l’entrate fiscali
5. Deficit pil all’1,8% dall’1,6% previsto (il pil e’ piu’ basso e gli interessi passivi sul debito piu’ alti) per il 2018
6. Prevediamo implicazione graduale delle promesse elettorali su legge Fornero e spesa corrente
7. Ci sono rischi di elezioni anticipate
8. La possibilità’ di fare politiche fiscali anticicliche con questo debito rimangono limitate
9. Se vengono smontate riforme del mercato del lavoro e delle pensioni precedenti ci sarà un effetto moderatamente negativo sulla crescita
10. L’impatto del Decreto Dignità sarà negativo ma limitato
11. L’antipatia del Governo verso l’euro rappresenta un rischio, riteniamo, tuttavia, poco probabile un’uscita dalla moneta unica
12. La minaccia di un’uscita dall’euro indebolisce la fiducia degli investitori
13. Instabilità politica
14. Qualità degli attivi bancari ancora deboli
15. Il pil si ridurrà per via dell’indebolimento della domanda estera
16. La crescita del pil sarà dell’1,2% nel 2018, inferiore alla stima precedente
17. Nel 2019 raggiungeremo un pil dello 0,9% e via via torneremo al nostro 0,6% di media
18. Gli investimenti si ridurranno dell’2,7% per effetto dell’incertezza politica
19. Il pil è ancora inferiore del 4% rispetto al 2008
20. Le esportazioni sono diminuite del 2,1% nel 1° trimestre per via di un apprezzamento del cambio del 3%
21. Gli alti prezzi delle materie prime peggioreranno il saldo delle partite correnti portandolo al 2,6% dal 2,9% sul pil del 2018
22. Ci saranno deflussi di investimenti esteri, già peraltro registrati per 75,4 miliardi di euro
23. Crediti deteriorati migliorano ma saranno il 10% nel 2018
Considerazioni
1. La coalizione di Governo ha solo 12 voti in più al Senato e l’approvazione di alcune leggi potrebbe risultare complicata
2. La Lega potrebbe lasciare la coalizione e tornare al Centro Destra
3. Le marcate differenze ideologiche fra Lega e 5 Stelle potranno far crescere le tensioni
4. I mercati rappresentano il principale ostacolo alle promesse elettorali
Fattori Positivi
1. Reddito Procapite Alto
2. Durata media del debito 6,9 anni lunga
3. Rendimento ancora basso 0,86% nel 2018
4. Avanzo delle partite
5. Settore privato moderatamente indebitato
6. Sistema pensionistico sostenibile
7. Quota trascurabile di debito estero
8. La competitività sull’estero rimane buona
9. I deflussi dai titoli di Stato determineranno un riduzione del debito estero
Modello
a) Il nostro modello per la sostenibilità del debito di lungo periodo prevede un’avanzo primario dell’1,5% dal 2018 al 2027
b) Una crescita dello 0,6%
c) Un’inflazione allo 0,7%