Il discorso di Conte e quell’appello di 65 economisti

governo conte

Coronavirus: due sono le più importanti novità, anzi tre, ricomprendendo alcune questioni tecniche.

Il discorso di Conte e quell’appello di 65 economisti.

Sulla questione tecnica, rinvio ad un successivo approfondimento, si tratta di comprendere se la curva epidemiologica riconduca ad una funzione matematica di tipo esponenziale o logistico.

Ma veniamo al discorso di Conte.

Si tratta di un resoconto al parlamento di quanto sinora fatto in materia di coronavirus, ma anche di un’indicazione sul futuro.

E a tale riguardo, non ci si può astenere, a mio avviso, da alcune riflessioni critiche, in chiave finanziaria ed economica.

In sostanza Conte ha dichiarato che verranno assunti nuovi provvedimenti economici di sostegno e rilancio, probabilmente per un importo di altri 25 miliardi.

Ma questa iniziativa lascia a desiderare, come del resto una molteplicità di altri punti.

Procediamo per gradi e vediamo perché.

Le vere esigenze del sistema sanitario ed economico.

Abbiamo visto come negli USA la Fed sia disponibile a stampare denaro, nell’ambito di un QE senza limiti predeterminati.

E già sapevamo che la Fed può stampare tutto il denaro di cui l’esecutivo abbia bisogno, senza limiti, a differenza di quanto sinora consentito in ambito eurozona.

Il fatto è che prevedere nuovi interventi, ma pur sempre per un importo che, per ingente che sia, pone dei limiti, non corrisponde necessariamente a quelle che possono essere effettive esigenze di un sistema sanitario o economico.

Ne costituisce esempio evidente la lettera-appello di De Luca per la regione Campania

E, come nel caso di De Luca, in molte situazioni capita che gli importi stanziati non bastino.

Potrebbero non bastare neppure a sostenere il nostro sistema economico.

Il discorso di Conte e quell’appello di 65 economisti. Le risorse

Il fatto è che non bisogna dimenticare che la tanto sbandierata sospensione delle regole del patto di stabilità, non risolve alcuni problemi.

In vigenza di tale patto, molto semplicemente l’UE poteva al più irrogare una sanzione pecuniaria, che peraltro un’attenta analisi giuridica evidenzia come non obbligatoria, visto che non è previsto neppure un ente che sarebbe competente ad irrogarla ed a renderla esecutiva.

Il vero problema è che occorre sempre ricorrere a forme di indebitamento per avere denaro, e sempre di questo si tratta, a prescindere dal fatto che venga conteggiato nei parametri europei o meno.

Anche il ricorso agli eurobond rientra in questo quadro, stampare denaro, per ottenere il quale, però, sempre ci si deve indebitare.

Ma un’alternativa esiste.

Quale alternativa?

Il ritorno a forme di sovranità monetaria che consentano, almeno in parte, di non emettere denaro in cambio di titoli del debito, europeo un domani, e italiano oggi.

Quella proposta di nuova politica monetaria, che da parte mia è sempre stata condivisa, e che appare a molti come non più procrastinabile.

L’appello degli economisti.

In tale contesto si inserisce l’appello di 67 economisti italiani all’UE e alla BCE, costituito da varie proposte, tra cui una in particolare richiede la nostra attenzione.

Eccola, usando i precisi termini in cui è stata formulata:

la Bce trovi la formula giuridica compatibile con i Trattati per acquistare a titolo definitivo bond senza scadenza emessi dagli Stati, con rendimento zero o prossimo allo zero, da collocare poi presso le Banche centrali nazionali. 

Cosa significa?

E’ una formula tecnica ed elegante, per indicare quello che, modestamente, sostengo da molto tempo.

La banca centrale stampa denaro e, visto che è in voga il sistema di scambiare denaro dietro emissione di titoli, lo stato emetta pure titoli del debito, ma a condizioni particolari.

Questi titoli non hanno alcuna data di rimborso e non pagano, o quasi, interessi.

Come a dire: se abbiamo bisogno di tot denaro, la banca centrale lo stampi.

Le daremo delle ricevute del denaro acquisito, ma senza che questo si trasformi in un debito.

Praticamente, quella nuova politica monetaria, che a mio avviso è l’unico mezzo di salvezza.

La drammatica evenienza del coronavirus ha solo accelerato i tempi, per far dire a molti economisti quello che forse sinora non tutti avevano il coraggio di dire, ma che certo pensavano in cuor loro.

L’obiezione è nota: e l’inflazione?

Se a maggior quantità di denaro stampato e circolante corrisponderà una maggior quantità di beni e servizi, come successo negli USA, l’inflazione non sarà un problema.

Si tratta solo, a mio avviso, di non tornare ad un regime indiscriminato di stampa di denaro illimitata, ma correlata a determinati parametri, come il rapporto tra nuova base monetaria e quantità di denaro circolante.

Questo potrebbe essere il nuovo compito UE riguardo il patto di stabilità: controllare che non esistano particolari squilibri non più tra debito e pil o deficit e pil, ma tra emissione di nuova moneta e quantitativo di moneta circolante, anche alla luce del controvalore di prodotti e servizi realizzato tra due successive emissioni monetarie.

Il ministro tedesco delle finanze si è già espresso sulla richiesta di eurobond, definendolo tema già trattato e bocciato.

Appunto: qui si tratta di un cambio completo di menù, poiché anche gli eurobond in parte sono un tema che risponde a logiche obsolete.

Ed allora adottiamo un sistema nuovo come richiesto dai 67 economisti: stampa di denaro, senza correlata emissione di debito.

Sicuramente proposta più innovativa degli eurobond, se questo è il problema per la Germania, la Merkel e il suo ministro economico.

Ma crediamo che tale ipotesi piaccia ancora meno.

Pazienza, l’UE deve rappresentare le esigenze di tutti gli stati membri, non essere germanocentrica.

Quanto meno la situazione ha consentito di venire allo scoperto a molti cattedratici, che sinora non avevano preso una posizione così chiara.

Vedremo se i tempi sono maturi per uno sgancio dell’UE da certe logiche germanocentriche.

Il discorso di Conte e quell’appello di 65 economisti

Quanto a Conte, ritengo un grave limite delle sue comunicazioni di ieri non aver dato un esplicito sostegno a tale istanza. Ma ne era al corrente?

Del resto, anche il decreto che muta il regime sanzionatorio relativo alla violazione dei limiti alla libertà di movimento è stato in realtà dettato da un errore. Errore  di cui ci si è accorti, ma su questo punto, unitamente alla questione delle curve logistica ed esponenziale, rinvio ad ulteriori interventi.

Mi permetto solo di dire, in chiusura di questo articolo, che certi fatti, da me considerati gravi errori, stanno divenendo un po’ troppi.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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