Il coronavirus provocherebbe ictus nei giovani

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Nelle ultime ore all’ospedale di Manhattan si sono presentati numerosi casi di giovani colti da ictus. Essi, avrebbero un’eta’ compresa tra i 20 e i 30 anni e ancor piu’ tra i 30 e i 40. Si tratterebbe di persone ricoverate d’urgenza perche’ colpite da ictus ma in realta’ i medici hanno riscontrato che si trattava di una conseguenza del coronavirus. Infatti, quest’ultimo provocherebbe coaguli di sangue nel cervello che scatenerebbero l’ictus. La situazione ha iniziato a manifestarsi nelle ultime settimane al Mount Sinai Israel Hospital di Manhattan.

Qui, ormai, i medici sono del tutto assorbiti nella cura di pazienti affetti da ictus causato dal Covid-19. La deduzione e’ nata in seguito ad un’osservazione cui sono stati sottoposti 5 dei pazienti deceduti, di un’eta’ compresa tra i 33 e i 49 anni. Le analisi hanno mostrato come essi siano morti a causa di una occlusione dei grandi vasi, che normalmente colpisce persone di un’eta’ media di 74 anni. Da qui il riscontro che in detti giovani, positivi al Covid, il virus avrebbe provocato l’ictus, oltre a problemi respiratori.

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Cosa succederebbe nei pazienti

In realta’, di questo possibile “effetto collaterale” gravissimo del virus aveva parlato anche il prof. Calabresi del Policlinico Gemelli di Roma. Egli aveva dichiarato che nel 36% dei pazienti, il Covid provoca disagi neurologici, quali convulsioni, stato confusionale, perdita di coscienza. Lo aveva osservato sulla scorta di studi cinesi in tal senso. Pertanto, il coronavirus sarebbe un virus multi-organo, nel senso che non si limita ad attaccare i polmoni.

Puo’, infatti aggredire altri organi come stomaco, reni, pancreas, cuore e, come descritto, il cervello. Questo perche’ provocherebbe dei coaguli di sangue che si diffonderebbero in tutto il corpo, dai polpacci fino ai polmoni. In tal modo, puo’ causare embolie polmonari e attacchi cardiaci e, in alcuni casi, puo’ sinanche arrivare al cervello. In proposito si e’ riscontrato che 1 contagiato su 3 puo’ andare incontro a questi effetti, piu’ specificamente il 36% dei pazienti. Di questa percentuale, pero’, fortunatamente, soltanto il 6%, almeno fino ad oggi, evolverebbe nell’ictus.

 

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