Il Comune è tenuto a risarcire il bambino che cade nel parco

Il Comune e’ tenuto a risarcire il bambino che cade nel parco

Con la sentenza n. 7578 del 27 marzo 2020, la Cassazione e’ ritornata su un tema ricorrente ed alquanto discusso nel corso degli anni. Si tratta della responsabilita’ delle cose in custodia, disciplinata dall’ art. 2051 del codice civile. Nel caso oggetto di causa, il bambino cadeva dallo scivolo del parco comunale e si fratturava l’omero.

Il Comune e’ tenuto a risarcire il bambino che cade nel parco?

Il giudice di primo grado rigettava la domanda proposta dai genitori, sulla base dell’assunta contraddittorieta’ tra l’atto di citazione e la querela dagli stessi presentata. Rifiutandosi sinanche, sulla scorta della medesima motivazione, di ammettere le prove testimoniali articolate nel corso del giudizio. I genitori, quindi, hanno impugnato la sentenza innanzi alla Corte di Appello. Questa  ha, in limine, declinato l’invito, dichiarando l’inammissibilita’ del ricorso sulla scorta della valutazione di manifesta infondatezza. Questo applicando la legge sull’appello filtrato, introdotta nel 2012, che consente di deflazionare il contenzioso mediante una declaratoria di inammissibilita’ anche in prima udienza. La Cassazione ha invece accolto le doglianze fatte valere dai due genitori, stabilendo che il Comune e’ tenuto a risarcire il  bambino che cade nel parco pubblico in questo caso dallo scivolo.  Questo allorquando le lesioni siano derivate dalla cosa oggetto dell’obbligo di custodia.

Quando ricorre la responsabilita’ per le cose in custodia?

L’art. 2051 c.c. delinea un modello di responsabilita’ di carattere oggettivo, essendo sufficiente per la sua configurazione, la dimostrazione da parte dell’attore del nesso di causalita’ tra la cosa e il danno. Essa puo’ essere esclusa soltanto se ricorre il caso fortuito che incombe sul custode provare. Cio’ significa che nel caso di specie, il Comune avrebbe dovuto dimostrare che il danno era stato cagionato da una violazione del dovere di sorveglianza o di diligenza da parte dei genitori.

L’insidia, dunque, rappresentata dal fatto che lo scivolo non fosse ben piantato a terra, non concorre a determinare un’incombenza probatoria in capo al ricorrente. Questo  dovra’ provare di essere caduto a causa di questa insidia ma dovra’ concorrere a sostanziare l’onere di prova contraria in capo alla Amministazione. Infatti questa dovra’ fornire la difficile prova del fortuito, ossia che se si fosse usata l’ordinaria diligenza, l’insidia rappresentata dallo scivolo pericolante sarebbe stata rilevata e il danno scongiurato.

Il Giudice di prime cure quando respinge le richieste istruttorie si espone a Cassazione della sentenza

Nel caso di specie, le doglianze sollevate dai genitori sono state calzanti dinanzi alla Suprema Corte. Principalmente perche’ il giudice di primo grado, la cui sentenza e’ stata impugnata, ha ritenuto superfua l’istruttoria, rigettando la domanda, sulla base di una sua personale percezione dei fatti.  Negli ultimi tempi, diversi giudici di merito, forse per ridurre i tempi di durata del processo, pensano bene di rigettare le istanze istruttorie, proprio come e’ accaduto nel caso de quo. Tuttavia, non e’ comprimendo il diritto di difesa delle parti che si assicura la ragionevole durata del processo.

Bensi’ evitando rinvii non necessari ed assicurando la redazione delle sentenze in tempo utile. A riprova di cio’ la Cassazione ha bacchettato il giudice di primo grado, sostenendo che male ha fatto a rigettare le richieste istruttorie, non dando alla parte la possibilita’ di chiarire la dinamica dei fatti. Basando quindi la propria decisione di rigetto sulla mera contraddittorieta’ apparente tra quanto era stato esposto in querela e quanto era stato descritto in citazione. Infatti, ha rilevato come in entrambe le ricostruzioni del fatto, i genitori avevano evidenziato che la caduta era da addebitarsi alla “dinamicita’ ” dello scivolo.

Conclusioni.  Il Comune e’ tenuto a risarcire il bambino che cade nel parco. Quando?

Semplicemente, tutte le volte che la causa della lesione sia materialmente riconducibile alla cosa in custodia della amministrazione, in quanto di sua proprieta’ e collocata in luogo di accesso al pubblico. Una volta addotto il fatto dannoso, sara’, semmai, la P.A. a dover fornire la prova della ricorrenza del caso fortuito. Dimostrando che lo scivolo era manifestamente pericolante e che purtuttavia la discesa dallo stesso non aveva ricevuto impedimento dai genitori tenuti all’obbligo di vigilanza sul minore. Ma come sarebbe potuto emergere tutto cio’, si ci chiede? Proprio attraverso l’attivita’ istruttoria che il giudice non ha concesso.

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