Il cantante è un atleta per Beatrice Stella, l’Opera è una storia e la voce il proprio essere

cantante Beatrice Stella

«La vita del cantante lirico è come la vita di un atleta, bisogna allenarsi sempre e non scoraggiarsi mai anche se ci sono difficoltà e a volte si perde». Così Beatrice Stella, soprano di Firenze 33 anni. Oggi anche insegnante di canto moderno e pop. La personalità e lo studio continuo sono al centro del suo insegnamento e con lei ci immergiamo in una dimensione “altra” dove la musica diventa espressione del sé.

Come ha scoperto il Suo talento?

«Ho sempre cantato. Quando ero bambina cantavo le canzoni dello Zecchino d’Oro ed ero molto intonata. Mi sono avvicinata alla chitarra classica quando avevo 9-10 anni e ho iniziato il Conservatorio. Successivamente ho studiato canto moderno, la mia grande passione. Nel frattempo un po’ per gioco imitavo i cantanti lirici e la mia insegnante mi suggerì di insistere. Da lì ho studiato lirica sempre al Conservatorio».

Il cantante è un atleta per Beatrice Stella, l’Opera è una storia e la voce il proprio essere. Qual è stata la Sua esibizione più importante?

«Sono stata diverse volte in teatro e ho fatto un’opera indubbiamente di spessore con l’Orchestra di Mozarteum di Salisburgo.  Poi ho iniziato a studiare con mio marito che pure è cantante lirico ed è stato la mia cavia come allievo. Da lui, ho avuto buoni risultati. Da qui ho iniziato ad insegnare sia canto lirico che moderno».

La lirica sembra essere destinata sempre ad un pubblico di nicchia. Cosa direbbe a chi non si sente all’altezza rispetto all’ascolto di un’Opera.

«L’Opera è nata in un periodo storico in cui non esistevamo i media. Era puro intrattenimento per il popolo. L’opera è sempre una storia, i cantanti sono attori che cantano e il cantante lirico ha una tecnica vocale particolare perché noi non usiamo il microfono. Noi proiettiamo la voce in modo da superare l’orchestra e raggiungere il pubblico. Questo intanto è da capire. Chi vuole andare a teatro non deve fermarsi e pensare “non capisco nulla” ma deve leggere la storia. Ci sono storie belle, profonde e travolgenti che ti entrano dentro».

Qual è la Sua Opera preferita?

«Ce ne sono tante. Tra le altre “Suor Angelica” di Giacomo Puccini. La storia si svolge in un Convento dove una suora, che è la protagonista, viene costretta a prendere i voti. Ma lei ha anche partorito un figlio che le viene tolto alla nascita. Nel frattempo, la donna coltiva sempre la speranza di poterlo rivedere quando ad un certo punto le comunicano che il figlio è morto. Lei per la disperazione si avvelena. È un’Opera che commuove tutti».

Per cosa si caratterizza il suo metodo d’insegnamento?

«Ho pochi allievi di canto lirico che sono all’inizio e molti di canto moderno. Lavoro molto sulla respirazione, sul corpo e mi piace approfondire tutto quello che faccio. Ripeto sempre ai miei allievi che noi siamo lo strumento. Il canto non si ferma alla voce e alla gola, è tutto il corpo che si deve azionare per far funzionare un meccanismo perfetto. La nostra cassa di risonanza è il viso, sono le nostre ossa. E per far sì che questa cassa di risonanza funzioni è fondamentale la respirazione, la postura, la dizione, la logopedia».

Oggi lo scenario musicale di successo è veramente vario. Cosa ne pensa?

«Spesso oggi viene fuori il personaggio e non la tecnica. C’è questa tendenza. Ad esempio nell’ultima edizione del Festival di Sanremo Iva Zanicchi che può piacere o meno, ha usato in modo impeccabile la voce secondo me».

Ne salviamo qualcuno?

«(Sorride, ndr) Certamente. Diversi sono bravi. Ad esempio Ultimo ha una sua personalità. È anche musicista, compositore e la voce è bella e impostata bene. Magari alcune canzoni come testo possono sembrare banali ma magari è perché la gente vuole una certa leggerezza. Però ha talento. Anche Arisa è brava».

Il suo cantante preferito?

«Mi piacciono molto Giorgia e Whitney Houston. Vede ognuno di noi possiede uno strumento unico che è la voce. Ed è unica, non è replicabile. È un’impronta digitale che rispecchia noi stessi»

A chi vuole intraprendere questa strada ma magari è scoraggiato dalla difficoltà del contesto cosa si sente di dire?

«Per emergere bisogna avere una personalità unica. Ma è fondamentale studiare molto e soprattutto studiare sempre. Migliorarsi, non sentirsi mai arrivati. La preparazione è fondamentale. E poi non bisogna scoraggiarsi. Partecipare a concorsi e anche se si perde si continua. Allenarsi molto proprio come gli atleti, infatti, anche a livello fisico bisogna tenersi allenati».

Il cantante è un atleta per Beatrice Stella, l’Opera è una storia e la voce il proprio essere. È la sintesi estrema di ciò che con dedizione ha da donare ai suoi allievi.

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