Il cambio dell’euro incide sull’inflazione e lascia intatti i nostri soldi e risparmi?

BCE

Non tutti i giorni ci poniamo domande del tipo: il cambio dell’euro incide sull’inflazione e lascia intatti i nostri soldi e risparmi? Eppure la domanda ci riguarda, sia pure attraverso canali e modi indiretti. Vediamo come e perché.

La politica ultra-espansiva della BCE

A partire dalla crisi dei mutui subprime in poi la BCE ha messo in atto una politica monetaria ultra-espansiva e senza precedenti. Quantitative Easing, acquisto di titoli del debito pubblico ed altre misure non convenzionali hanno portato all’immissione sui circuiti finanziari di miliardi e miliardi di euro. Il quale giustamente si è in parte deprezzato rispetto alle principali divise, tipo il dollaro. La (parziale) svalutazione dell’euro è un bene perché ci aiuta a vendere di più all’estero. Dall’altro però ci costringe a comprare merci e servizi dall’estero a prezzi più alti, proprio per il fatto di avere una moneta debole tra le mani. Da qui la domanda: l’euro deprezzato ha causato inflazione interna (all’Italia e all’Eurozona) rendendoci più poveri? Ossia la moneta unica svalutata ha portato inflazione e in questo modo bruciato una parte dei nostri risparmi?

Impatto insignificante 

Alla domanda risponde la BCE che oggi ha pubblicato i risultati di un suo studio, “The transmission of exchange rate changes to euro area inflation”. Senza scendere nei particolari, per gli economisti della BCE l’impatto dei movimenti del tasso di cambio dell’euro sull’inflazione è andato drasticamente diminuendo nel corso degli ultimi anni. Al punto tale per cui il suo effetto sui prezzi al consumo dell’Eurozona è abbastanza trascurabile. Tutto questo è stato misurato anche attraverso l’uso del c.d. indice dei prezzi al consumo armonizzato.

Il grafico sottostante (fonte: BCE) aiuta a comprendere meglio il concetto. Una variazione simultanea sia del tasso di cambio effettivo nominale che dei prezzi è più marcata nel caso dei prezzi all’importazione (la linea blu), molto più debole nel caso dell’indice dei prezzi alla produzione (PPI; la linea gialla) e quasi impercettibile nel caso dei prezzi al consumo dei beni industriali non energetici (linea arancione).

La ricerca afferma che un ipotetico deprezzamento dell’1% dell’euro causa solo un rialzo dello 0,3% (in un intero anno) dei prezzi dei prodotti importati nell’Eurozona. Sempre nello stesso periodo, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato cresce solo dello 0,04%, un dato irrilevante.

Cosa comporta tutto ciò per il risparmiatore?

La nostra vera domanda di fondo riguarda il fatto se il cambio dell’euro incide sull’inflazione e lascia intatti i nostri soldi e risparmi. Alla luce dei dati illustrati possiamo concludere che i nostri soldi e i nostri risparmi sono al sicuro. Nel futuro prossimo la BCE porterà avanti la sua politica di sostegno (per €750 mld) al debito pubblico degli Stati UE, Italia in primis. Laddove ciò dovesse tradursi in una svalutazione dell’euro, questa impatterà marginalmente sui costi delle importazioni. Quindi l’inflazione resterà molto sotto controllo, la quale, in definitiva, intaccherà solo marginalmente i nostri soldi e risparmi. Che in tal modo risulteranno (indirettamente) protetti e preservati.

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