Il boom di partite IVA in Italia è un segnale della ripresa in atto?

Partite Iva

Analizziamo i dati per capire meglio.

In Italia si sta verificando un vero e proprio boom nell’apertura delle partite IVA.

Potrebbe sembrare un buon indicatore di ripresa economica, ma in realtà non è proprio così.

L’osservatorio delle partite IVA ha confermato un trend rialzista di nuove iscrizioni di lavoratori autonomi, ditte individuali e piccole e micro imprese.

Questo impressionante numero è rappresentato da moltissime attività gestite da stranieri e legate molto spesso al commercio con l’estero.

Il boom di partite IVA in Italia è un segnale della ripresa in atto?

Vediamo ora nel dettaglio le statistiche.

Oltre il 20% di queste nuove iscrizioni sono fatte da soggetti nati fuori dal territorio nazionale.

In genere si può osservare una diminuzione dei soggetti forfettari rispetto a quelli ordinari.

Quasi il 3% delle società di persone è rappresentato da “soggetti non residenti”.

Quasi i due terzi delle nuove partite IVA sono rappresentate da soggetti maschili, di cui la metà da soggetti under 35,  quindi giovani o giovanissimi.

Come sempre il 50% di questi nuovi soggetti ha iniziato l’attività nel Nord Italia, il 20% al Centro e il 30% al Sud e nelle Isole.

Le regioni a maggior traino sono come sempre Friuli Venezia Giulia e Lombardia.

I settori produttivi più gettonati sono legati al commercio, seguiti da quello delle attività professionali.

Fin qui i dati statistici sembrerebbero incoraggianti ma non è così

Molte o moltissime di queste nuove società aperte da stranieri o soggetti non residenti  chiudono entro breve tempo, lasciando numerosi debiti in particolare verso lo Stato.

Quindi, è vero che ci sono moltissime aperture di partite IVA ma contemporaneamente anche tantissime cessazioni.

Queste numerose cessazioni sono dovute in parte al fatto che i soggetti non residenti non sono pienamente a conoscenza dell’intricato e complicato sistema amministrativo e fiscale italiano.

Provengono da Paesi ove il sistema fiscale e legislativo è praticamente nullo o semplicissimo, senza numerose pratiche burocratiche da predisporre.

Dopo poco tempo, quando le varie pastoie burocratiche si presentano, mollano, lasciando cumuli di debiti.

Le statiche delle entrate fiscali sul “riscosso” parlano da sole

Non vengono pagati ne tasse, ne contributi e in genere non si adempiono a molte pratiche amministrative.

Nel periodo di “attività”, questi nuovi soggetti deprimono il mercato, in quanto non rispettano le regole fiscali. In generale possono operare anche a prezzi inferiori e quindi scacciano le aziende sane che non possono minimamente reggere a tale concorrenza sleale.

Quando sono veramente messe male chiudono o si trasferiscono e i titolari scappano rendendosi irreperibili.

Inoltre, in particolare per i soggetti non residenti, vi è un ulteriore “scudo amministrativo e fiscale”. In caso di grossi guai possono tornare al proprio Paese, scappando dall’Italia, ben sapendo che non saranno perseguitati dal fisco italiano all’estero.

Le statistiche della non riscossione tributaria e fiscale sono, purtroppo, sono un bollettino di guerra.

Concludendo, per rispondere alla domanda ” Il boom di partite IVA in Italia è un segnale della ripresa in atto?”, non sempre i dati statistici rappresentano la realtà.

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