IFO tedesco in calo ma non troppo

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L’atteso dato sull’IFO tedesco conferma che anche in Germania il rallentamento del ciclo economico sta facendo sentire i suoi effetti.

    Aspettative di business tedesco 98,7 99,2 99,7
    Valutazione dell’attuale situazione tedesca 105,4 105,3 106,1
    Indice IFO sulla fiducia delle aziende in Germania 102,0 102,3 102,9

 

La valutazione attuale della situazione tedesca, pur in calo rispetto alla rilevazione precedente, batte le attese 105.4 a 105.3 ma poi viene smontata dalla lettura degli altri numeri di giornata.

Le aspettative di business scendono a 98.7 vs 99.2 e 99.7 mentre l’IFO si assesta a 102 vs 102.3 e al precedente di 102.9.

Nulla di sconvolgente specie per mercati in forte rimbalzo come oggi, ma per l’IFO è la terza rilevazione in calo rispetto alla precedente, con l’avvicinamento a quota 100 a fare da supporto per evitare di entrare veramente in recessione.

Questi dati sono però per certi versi paradossalmente preziosi per il bene dell’Unione Europea.

Se infatti lo scollamento degli andamenti tra Germania e buona parte del resto d’Europa avesse avuto a consolidarsi e financo ad ampliarsi in questa fase molto critica in particolare per Francia ed Italia , sarebbe stato difficile immaginare una UE e una BCE accondiscendenti verso una politica meno restrittiva.

Così invece, nel solco del banale ma sempre valido “mal comune…” Bruxelles e  Draghi dovranno riflettere seriamente prima di continuare ad imporre scelte di rigore e restringimento agli investimenti pubblici dei paesi membri che abbiamo già appurato quanti benefici abbiano apportato al ciclo economico di USA , Gran Bretagna e Svizzera per restare alle nazioni più vicine come tipologia di economia a quelle europee.

A questo punto anche una proroga del QE e/o di qualche manovra similare cui Draghi ha fatto riferimento senza entrare nel dettaglio, potrebbe realizzarsi già a gennaio, specie se all’IFO seguiranno altri dati in contrazione e se sui mercati tornasse a d infuriare la bufera sia sull’equity che nel comparto obbligazionario tra spread e tassi crescenti con conseguente crollo della liquidità disponibile.

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