I rischi per la salute di chi fa smart working

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La nuova condizione lavorativa di molti italiani, che non si recano più giornalmente sul posto di lavoro, sta avendo strascichi psichici rilevanti. In questo articolo parleremo dei rischi per la salute di chi fa smart working

L’indagine conoscitiva dell’INAIL

L’importanza dell’argomento non è sfuggita anche al Ministero della Pubblica Amministrazione che ha sottoscritto un protocollo d’intesa con l’INAIL. L’obiettivo è  comprendere le conseguenze dei modelli organizzativi flessibili sul benessere dei lavoratori e individuare strumenti di prevenzione e gestione del rischio stress correlato.

Una ricerca Bva Doxa per Mindwork fotografa una situazione già complessa  per «3 occupati italiani su 4 le sensazioni maggiormente sperimentate sono incertezza (45%) e preoccupazione (39%)»

I rischi per la salute di chi fa smart working

Dall’irritabilità all’ansia, si stanno delineando molteplici venature del malessere mentale che funestano gli smart worker. La difficoltà è rappresentata dal non saper bilanciare efficacemente le mansioni assegnate con la vita privata.

Cresce l’ indipendenza ma anche la solitudine e la difficoltà di un mantenimento di spazi e di ambiti della giornata da dedicare al lavoro rispetto a quelli da dedicare alla famiglia. Le distrazioni e le interruzioni mentre si lavora accrescono senz’altro la condizione di stress.

Tutto questo si inserisce in un contesto in cui la pandemia, ha nutrito le sensazioni di agitazione e disagio. Sensazioni che già animavano la forza lavoro del Belpaese propagando patologie da non sottovalutare come l’insonnia.

Meno infortuni grazie allo smart working

C’è da dire però  che il «lockdown» e il massiccio ricorso allo «smart working» hanno avuto un riflesso positivo sul fenomeno dell’infortunistica nei luoghi di lavoro. Dal 30 settembre scorso, le denunce pervenute all’INAIL «sono state 366.598, facendo registrare una diminuzione totale del 21,8% rispetto al 2019.

Considerando la quota «in itinere», ossia gli eventi che si verificano nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto in cui si è all’opera la discesa è stata del 38,4% («da 72.199 a 44.481» episodi).

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