I provvedimenti del nuovo Governo, possono far cambiare i conti delle aziende?

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Nelle prime due riunioni del consiglio dei ministri, ci si è limitati ad alcuni adempimenti burocratico/legali, anche se in parte con un impatto sullo specifico settore del trasporto fluviale.

Si è infatti disposta l’approvazione di un decreto legislativo che regola aree e tipo di imbarcazioni per la navigazione interna, provvedimento che può impattare sul settore trasporti.

A parte tale tema settoriale, per il resto il consiglio dei ministri si è limitato ad alcuni adempimenti in materia di impugnativa di leggi regionali, per sconfinamento di competenze.

Non si è entrati nel merito di alcuni temi scottanti, come flat tax o reddito di cittadinanza.

Probabilmente anche perché trattandosi di nuovi istituti, ancora non erano stati elaborati dai tecnici ministeriali, né i tecnici di partito li avevano ancora definiti, per poi sottoporli al vaglio ministeriale.

Tuttavia sono emerse alcune indiscrezioni, e pare che tra i primi provvedimenti sarà disposta una sorta di pace fiscale.

Ci domandiamo, quindi, quali possano essere le conseguenze sui conti aziendali di alcuni tra i principali provvedimenti di cui si è parlato, tema rilevante sotto il profilo dell’analisi fondamentale.

PACE FISCALE: con tale espressione si intende una sorta di concordato per tutti coloro che hanno debiti con enti pubblici, le famose cartelle gestite dalle società di riscossione.

Secondo alcune anticipazioni, il relativo debito potrebbe essere sanato pagando in base ad una aliquota ridotta, da 5 al 25 per cento, in base all’imponibile.

Un provvedimento di questo tipo potrebbe portare un deciso sollievo a molte realtà imprenditoriali.

Per fare un esempio, chi avesse un debito pregresso di 70000 euro, se pagasse solo il 5 per cento, se la caverebbe con una ben più modesta somma di 3500 euro.

Ovviamente va precisato che di un tale provvedimento non potrebbero però giovarsi tutte le aziende, ma solo quelle che hanno un debito gestito dagli enti di riscossione.

Tuttavia, tale misura potrebbe essere controbilanciata (ferme restando le smentite di Di Maio) di un incremento dell’Iva.

INCREMENTO DELL’IVA: una tale misura, riflettendosi peraltro sui consumi, rischia ovviamente di colpire indiscriminatamente molte aziende, soprattutto quelle le cui vendite risentono del fattore prezzo.

Certo nel settore, ad esempio, dei luxury brand, l’impatto di un eventuale incremento è decisamente inferiore, visto che per il cliente tipo di questo settore il fattore prezzo è sostanzialmente irrilevante.

Occorre poi comunque distinguere tra imprese con un mercato prevalentemente interno, invece che estero.

Ricordando, ad esempio, che le vendite verso paesi extra UE sono esenti da IVA.

Considerando quindi l’effetto congiunto di eventuali risparmi fiscali o comunque verso società incaricate della riscossione e di eventuale incremento dell’IVA, non è scontato che si raggiunga un vantaggio competitivo per tutte le imprese, ad esempio se il fatturato si riducesse in misura tale, a fronte di un incremento dell’IVA, da determinare una diminuzione degli utili in misura superiore al risparmio fiscale ottenuto a seguito di una cosiddetta pace fiscale.

Ovviamente, sono poi del tutto estranei a provvedimenti di cosiddetta pace fiscale o condono, tutte quelle aziende che non hanno debiti di questo tipo.

Tali aziende potrebbero beneficiare solo di provvedimenti più generali, come l’applicazione di una flat tax ad aliquote inferiori rispetto a quelle previste dall’attuale normativa fiscale.

Ma nel caso di un incremento di altre imposte, in particolare l’Iva, ancora una volta bisognerebbe valutare l’effetto congiunto di risparmio fiscale e modifiche eventuali del giro d’affari.

Sintetizzando, possiamo dire che è ancora prematuro definire più precisi trend dei conti aziendali, conseguenti a provvedimenti dell’esecutivo.

Soprattutto nel caso vengano assunti provvedimenti in direzione opposta, come risparmi d’imposta ed incremento di altre componenti tributarie, situazione che comporterebbe di valutare soprattutto l’eventuale calo di fatturato, conseguente ad incrementi dell’Iva.

 

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