I principali miti sulla produttività da sfatare

I principali miti sulla produttività

I livelli di produttività sul lavoro si legano a diversi fattori, alcuni dei quali sono strettamente correlati a falsi miti e false credenze che siamo pronti a confutare nell’immediato. I principali miti sulla produttività, che non sono veri, possono essere riassumibili come segue.

Copiare le abitudini delle persone di successo non fa di noi persone di successo!

Secondo una strana convinzione moderna, copiare le abitudini delle persone di grande successo rende più produttivi. Steve Jobs mangiava solo due pasti a settimana; Sigmond Freud si recava dal barbiere ogni giorno; Tim Cook pare dorma pochissime ore a notte: siamo davvero sicuri che tutto questo possa aiutare? Diversi studi psicologici hanno dimostrato che avvalorare le abitudini di una persona di successo attraverso atteggiamenti emulativi non solo non migliora la propria produttività, ma potrebbe addirittura danneggiarla. Talvolta, persino i limiti che ciascuno impone a se stesso, per ottimizzare al meglio il proprio tempo e la propria resa lavorativa, risultano inefficienti. La verità è che bisogna sempre confrontare abitudini e performance e analizzarne l’andamento sulla base del proprio profilo, senza confronto alcuno.

I principali miti sulla produttività: la massimizzazione del tempo

Il secondo mito da sfatare a proposito di limiti e performance riguarda la massimizzazione del proprio tempo lavorativo. Secondo l’idea di alcune persone è altamente probabile che il lavoratore sia più produttivo nella misura in cui si comporti come una macchina da guerra che realizza ininterrottamente atti e compiti in maniera incessante e inoculata. Quasi a voler indicare che la quantità delle operazioni completate implichi un’adeguata qualità delle stesse. In realtà, non c’è niente di più e sbagliato per due ordini di ragioni: anzitutto perché l’uomo non è progettato per comportarsi come un robot, la sua natura umana richiede tempi più sani e meno frenetici; secondo perché studi hanno dimostrato che nell’arco di un’intera giornata le ore altamente produttive sono solamente 3 o 4. In effetti, l’attenzione eccessiva sulla massimizzazione del proprio tempo lavora a discapito della propria creatività, rallentando il lavoro, invece che ottimizzarlo.

Più grande è l’obiettivo che ti dai, maggiore è il risultato che otterrai. Falso!

Il terzo mito da sfatare riguarda la cattiva abitudine di legare la produttività all’imposizione di obiettivi molto più grandi delle proprie capacità potenziali. Alcuni studi condotti da un gruppo di ricercatori dell’Università di Chicago hanno dimostrato che maggiore è l’impegno assunto senza alcuna cognizione di causa, maggiore sarà la probabilità che il soggetto abbandoni la sua posizione lavorativa prima del previsto. Il punto è che per raggiungere obiettivi di produttività sostenibili è necessario imporsi attività facilmente raggiungibili, senza esagerazioni insensate.
Piuttosto, l’identificazione di cosa realmente ci rende improduttivi sul lavoro può rivelarsi molto più utile e proficuo.

Alla luce di queste considerazioni è necessario approcciarsi alle valutazioni sulla propria produttività in modo sensato e razionale, identificando con intelligenza i propri limiti e le proprie potenzialità. Questo è il primo passo per porre le basi di un concreto miglioramento.

Articolo di Franco Laureana – Contatti

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