I prezzi delle azioni bancarie italiane sono a rischio OPA?

piazza affari

I crolli di Borsa di questi giorni stanno riportando indietro le lancette del tempo di molti corsi azionari italiani. E’ vero che nel corso degli ultimi 1/2 decenni molte banche nel frattempo si sono fuse o sono state acquisite da altri, ma poco importa. Chiediamoci: ma i prezzi delle azioni bancarie italiane sono a rischio OPA?

Il caso UBI, ad esempio

Abbiamo impostato i grafici mensili e analizzato il fair value e la capitalizzazione delle maggiori banche di Piazza Affari e dedotto che i prezzi delle azioni bancarie italiane iniziano a esporsi a operazioni di OPA. Alcuni esempi.

UBI Banca. Il primo modello in assoluto da citare è UBI. Solo un mese fa (cioè nel 2020), quando il cielo era terso e nessun cigno all’orizzonte, Intesa presentò la sua bella offerta. Centesimo più centesimo meno, l’istituto giunse a valere i €4,50. Oggi a quel prezzo ti porti a casa non una, bensì 1,6 azioni! Qualcosa non torna.

O comunque è lecito porsi qualche interrogativo.

Armiamoci di pazienza e cerchiamo altre prove scavando nel passato. L’istituto è nato nel 2007 dalla fusione di Banca Lombarda e le Popolari Unite, e negli anni 2011-2012 era quotidianamente nel mirino di molti colossi finanziari (esteri e nazionali) che intendevano fare shopping di banche ‘minori’ ma dagli alti potenziali. In quel biennio i prezzi oscillarono tra i €2,10 e i €3,10, ossia era decisamente a buon mercato per essere acquistata.

Tant’è (gli over di certo ricorderanno) che all’epoca dei fatti da più parti s’invocavano forme di tutela (leggi speciali; golden share; diavolerie varie) a vantaggio dei gioielli locali nostrani contro eventuali “razzie” (leggasi: OPA) condotte dall’estero. Ora, se allora UBI la si definiva “una banca a rischio OPA”, oggi in che termini ne potremmo parlare? L’ulteriore prova del nove è stata che passata la paura legata al debito pubblico italiano il titolo si proiettò subito-subito verso i €5,20-€7. Alla faccia della crisi, verrebbe da dire.

Le odierne capitalizzazioni

Ovviamente va fugata qualunque forma di allarmismo: allo stato attuale non vi è alcuna notizia al riguardo, nessun rumor, nessuna proposta in corso, niente di niente insomma. C’è solo un ritorno di storia (peraltro recente: stiamo parlando di circa soli 8/11 anni fa), questo si, è palese e sotto gli occhi di tutti. Dunque, i prezzi delle azioni bancarie italiane sono a rischio OPA o possiamo archiviare l’argomento?

Facciamo un’ultima, lecita e legittima considerazione, che passa dallo studio delle attuali capitalizzazioni dei c.d. istituti ‘minori’ nostrani.

Banco BPM solo a febbraio a sfiorato una capitalizzazione di 3,8 mld di €; dopo soli 30 giorni vale solo poco meno di 2 mld.

Lo stesso dicasi per BPER Banca:  €2,3/€2,4 mld di valore a febbraio, 1,35 mld di € solo ieri.

Davvero troppo in così poco tempo per far finta di niente.

Come sempre, a ognuno il suo giudizio .

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