I prelievi ravvicinati sul conto corrente fanno scattare il blocco della carta?

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I prelievi ravvicinati sul conto corrente fanno scattare il blocco della carta? La banca potrebbe interpretare questa azione come sospetta e quindi bloccare le operazioni sulla carta di credito del risparmiatore? Esistono dei casi specifici in cui solitamente l’istituto di credito procede a bloccare le carte dei correntisti. Vediamo quali sono.

Cosa si rischia a prelevare spesso dal proprio conto?

I prelievi ravvicinati sul conto corrente fanno scattare il blocco della carta? Nella misura in cui la banca procede al blocco della carta di pagamento, il risparmiatore è totalmente impossibilitato ad autorizzare qualsiasi tipo di pagamento. Si tratta di una misura estrema che può far seguito ad alcune movimentazioni ritenute sospette e pertanto pericolose per i risparmi dell’interessato.

Poniamo il caso del Sig. Rossi che, in vena di fare numerosi acquisti, effettui dei prelievi piuttosto frequenti dalle proprie risorse economiche in deposito. Oppure, che egli conceda anche alla propria moglie e ai propri figli di recarsi presso uno sportello ATM per prelevare contanti dalla stessa carta. La banca potrebbe, a tal riguardo, bloccare l’uso della carta per prelievi ravvicinati?

Quando la banca può bloccare la carta di pagamento

Tra le ragioni per cui una banca è autorizzata a bloccare la carta di pagamento del titolare rientrano le movimentazioni sospette. Quando si parla di movimentazioni sospette, si fa riferimento ad esempio a pagamenti effettuati all’Estero, dove il rischio di clonazione sale. Sospetti sono anche quei pagamenti di importi piuttosto elevati che superano l’abituale uso del denaro del cliente.

Quale limite bisogna rispettare per il prelievo di contanti

Sebbene l’interesse del Fisco sia principalmente orientato alle entrate piuttosto che alle spese. Non è da escludere a priori un eventuale controllo sul conto corrente per prelievi ravvicinati sospetti. A tal riguardo, la legge stabilisce anche dei limiti mensili per le comunicazioni degne di monitoraggio. Secondo quanto stabilisce l’art. 3 del decreto Uif 28 marzo 2019, le banche devono fornire i dati di quelle movimentazioni che superano l’ordine dei 10 mila euro al mese.

In base a quanto stabilisce la normativa, non si tratta tanto della frequenza quanto della portata dei prelievi a destare sospetti. Questo è quanto vale per i privati cittadini. Le restrizioni, invece, sono maggiori nei casi degli imprenditori.

Ricordiamo, inoltre, che il correntista è chiamato a rispettare il limite di prelievo di contante giornaliero e mensile che viene indicato qui. In tale maniera, non si rischia né il blocco del conto corrente, né quello della carta di pagamento.

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