I motivi che hanno spinto il titolo Eni al rialzo

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Il titolo Eni è salito del 2% e si è portato a 14,10.

Quali sono i motivi che hanno spinto il titolo al rialzo?

Interessante leggere l’articolo dettagliato pubblicato dalla Reuters.

di Giancarlo Navach

LONDRA (Reuters) – Dopo tre anni torna a salire, anche se leggermente, la cedola di Eni (MI:ENI) che, sui conti 2018, sarà pari a 0,83 euro per azione, in crescita del 3,75%. Quando l’AD, Claudio Descalzi, si insediò nel 2014, in occasione della presentazione della strategy a Londra a marzo del 2015, annunciò il taglio del dividendo a 0,80 euro per azione da 1,12 euro precedente.

E per gli anni futuri — spiega la major che oggi ha illustrato i principali punti della strategy al 2021 a Londra — ci sarà una politica di distribuzione progressiva basata sulla crescita underlying dei risultati e del free cash flow.

“La cosa più importante oggi è l’incremento del nostro dividendo che potrebbe aprire la strada anche al buyback, che rimarrà un’opzione per la distribuzione della cassa in eccesso rispetto al target leverage di 0,20-0,25”, ha sottolineato il numero uno di Eni agli analisti.

Nessun problema per il quadro politico italiano in questa fase incerta in cui non si sa chi governerà e, comunque, Descalzi si dice tranquillo rispetto alla vittoria dei 5 Stelle perché Eni punta già alle rinnovabili, tradizionale cavallo di battaglia del movimento.

Quanto al piano, la produzione di idrocarburi è vista salire del 3,5% annuo al 2021, con un +4% nel 2018 rispetto al 2017, grazie al ramp up e all’avvio di nuovi progetti, mentre nel precedente piano la crescita era attesa al 3% l’anno.

Il piano di investimenti quadriennale prevede una spesa inferiore ai 32 miliardi, sostanzialmente invariata rispetto al piano precedente, di cui oltre l’80% al settore upstream. In questo segmento, nell’arco del piano, Eni prevede di investire circa 3,5 miliardi con l’obiettivo di scoprire 2 miliardi di barili di nuove risorse al costo unitario di circa 2 dollari, perforando circa 115 pozzi in più di 25 paesi nel mondo.

I Paesi dove la major italiana intende puntare per aumentare la produzione di idrocarburi sono l’Estremo Oriente, l’Indonesia, il Mozambico, l’Egitto, mentre si ridurrà la produzione dal Nord Africa, ma non si tratta di un fuggire da questa parte del continente, ha precisato Descalzi che ha annunciato un calo della produzione in Libia a 200.000 barili al 2021 dai 320.000 odierni.

Non di minore importanza anche il “Mid-Stream” che include Gas&Power e Refining&Marketing dove è previsto un ebit a fine piano di 2 miliardi: “Abbiamo completato la trasformazione dei business mid-downstream e ora siamo pronti per la loro espansione e crescita di valore”, ha sottolineato Descalzi che ha parlato di cambio di strategia rispetto a due anni fa, quando si pensava a un’Ipo per il Gas o a nuovi partner per la chimica. Di fatto, sia Versalis sia la divisione retail del gas non sono più in vendita, anzi, “vogliamo crescere per linea organica, ma non escludiamo piccole acquisizioni”.

Quanto alle rinnovabili, Eni svilupperà 1 GW di nuova capacità entro il 2021, investendo 1,2 miliardi e fino a 5 GW entro il 2025. Complessivamente nel business green nei prossimi quattro anni gli investimenti ammonteranno a oltre 1,8 miliardi. In questo settore, però, non c’è spazio per acquisizioni, come ha sottolineato il presidente, Emma Marcegaglia che ha escluso un interesse per gli asset del solare che Terra Firma intende cedere in Italia: “Il progetto prevede di sfruttare quello che abbiamo. Il tema è l’integrazione dell’upstream con le rinnovabili. Terra Firma non è nel piano, ma prevediamo uno sviluppo interno senza acquisizioni”.

(Giancarlo Navach)

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