Oggi tutti noi abbiamo almeno un pc con su un programma di scrittura digitale. Addirittura, abbiamo un nostro font preferito, con il quale “firmiamo” ogni nostro articolo o scritto per personalizzarlo. Ma i font digitali e la loro suddivisione in categorie sono molto più che vezzo ad uso umano.
I Font digitali e la loro suddivisione in categorie
I font vengono divisi in due macroaree, i Serif e i Sans Serif. La parola “Serif” è di origine francese e indica la grazia, ovvero la capacità di fare le cose in modo aggraziato. I font sono quindi divisi per la loro struttura morfologica e vengono appunto categorizzati a seconda della loro scrittura digitale.
I font “aggraziati”
I font più aggraziati e quindi più eleganti con cui scrivere si ispirano alle vecchie incisioni latine, dove per esempio le A avevano un carattere più allungato rispetto alle altre e formavano così un glifo più elegante anche da leggersi.
I font per così dire “aggraziati” sono gli Old Style, divisi tra Veneziani e Garald. Seguono determinate caratteristiche di struttura, come per esempio le astine delle “E” inclinate secondo determinate regole o l’altezza stessa delle vocali minuscole che sono molto piccole. Altri tipi di font aggraziati sono per esempio i Transizionali, di cui fa parte anche il Times New Roman.
Quelli “sgraziati”
I Font Sans Serif nascono in Inghilterra nel diciannovesimo secolo. Sono nati per farli distinguere da quelli aggraziati e per avere un tipo di scrittura meno bella a livello estetico ma più funzionale. Un font “sgraziato” che tutt’oggi è in uso è per esempio l’Helvetica, creato in Svizzera negli anni ’50. Un altro font di creazione recente e sgraziato è il Futura. Esso si basa sulle tre forme geometriche principali come il cerchio, il quadrato e il triangolo. Altri font che non rientrano nelle categorie sono i font inventati da Gutemberg e sono i cosiddetti font “gotici”, che riprendono l’alfabeto gotico tedesco. Questi sono solo alcuni dei font digitali e la loro divisione in categorie.