I figli immeritevoli si possono escludere dall’eredità?

testamento

Ci sono sempre in famiglia coloro che collaborano e si preoccupano del benessere dei genitori. E quelli che se ne infischiano e pretendono solo i benefici.

In questi casi, la punizione adeguata dovrebbe essere la loro estromissione dall’eredità. Purtuttavia, la legge non consente che ciò avvenga, con la conseguenza che alla domanda: “i figli immeritevoli si possono escludere dall’eredità?”, si deve rispondere negativamente.

Questo perché, in base alla legge, gli eredi legittimari, hanno sempre diritto alla quota di legittima. Cioè ad una quota dell’eredità. Questa, infatti, non può essere toccata. Anche nel caso in cui il de cuius faccia testamento, con il quale può disporre soltanto di quella parte dell’eredità chiamata disponibile.

Le quote, invece, spettanti ai parenti più stretti sono indisponibili. Nel senso, appunto, che non possono essere lese neppure dal disponente medesimo. In particolare, le quote spettanti ai legittimari sono prescritte dall’art. 565 del codice civile.

Alternative per chi vuole escludere i legittimari

Concluso che i figli immeritevoli non si possono escludere dall’eredità, vediamo, tuttavia, a quali strumenti si può ricorrere per arrecare un vantaggio al figlio o al parente prossimo più meritevole a dispetto di un altro che non lo è.

Come indicato in precedenza, si può ricorrere al testamento con cui, ferme le quote di legittima, si può lasciare a chi si desidera, la parte dell’eredità facente costituente la disponibile.

In alternativa, si può donare in vita i beni al preferito. Ma questa soluzione può non essere definitiva. Considerato che è soggetta a contestazione dopo la morte del disponente.

Infatti, i parenti lesi, al momento dell’apertura della successione, potrebbero agire per revocare le donazioni. O per ridurle in modo tale da ottenere il ripristino della legittima lesa.

A parte queste due opzioni, non esistono altre modalità per ridimensionare le pretese di un figlio sull’eredità. Infatti, la cattiva condotta e il disinteresse verso il genitore non possono, perciò solo, essere causa di indegnità a succedere.

Indegnità a succedere

Quest’ultima, infatti, è una causa eccezionale di esclusione dall’eredità. E ricorre solo in casi tassativamente previsti dalla legge. Ossia dall’art. 463 del codice civile.

Segnatamente, è indegno, con conseguente esclusione dai diritti ereditari: 1) chi ha volontariamente ucciso o tentato di uccidere la persona della cui successione si tratta, o il coniuge, o un discendente, o un ascendente della medesima, purché non ricorra alcuna delle cause che escludono la punibilità a norma della legge penale; 2) chi ha commesso, in danno di una di tali persone, un fatto al quale la legge dichiara applicabili le disposizioni sull’omicidio; 3) chi ha denunziato una di tali persone per reato punibile con l’ergastolo o con la reclusione per un tempo non inferiore nel minimo a tre anni, se la denunzia è stata dichiarata calunniosa in giudizio penale; ovvero ha testimoniato contro le persone medesime imputate dei predetti reati, se la testimonianza è stata dichiarata, nei confronti di lui, falsa in giudizio penale; 3 bis) chi, essendo decaduto dalla responsabilità genitoriale nei confronti della persona della cui successione si tratta a norma dell’art. 330, non è stato reintegrato nella responsabilità genitoriale alla data di apertura della successione medesima; 4) chi ha indotto con dolo o violenza la persona, della cui successione si tratta, a fare, revocare o mutare il testamento, o ne l’ha impedita; 5) chi ha soppresso, celato, o alterato il testamento dal quale la successione sarebbe stata regolata; 6) chi ha formato un testamento falso o ne ha fatto scientemente uso.

Consigliati per te