I FAANG e i loro punti deboli

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Oggi studiamo i FAANG e le indicazioni che possiamo ricavare da essi e dalle loro tendenze.

Ultimamente si è discusso molto sull’andamento di Wall Street. Nelle ultime settimane gli indici statunitensi hanno perso molto terreno, tanto da far temere lo scoppio di una bolla su determinati settori.

FAANG: chi sono?

Il primo della lista è stato il settore dei tecnologici e per la precisione, il gruppo dei cosiddetti FAANG. I componenti di questo esclusivo club sono Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google (in realtà sarebbe Alphabet, la casa madre ma il grande pubblico, dell’immenso portafoglio di Alphabet conosce per lo più il celeberrimo motore di ricerca). I numeri, in effetti, fanno riflettere: -25% su Netflix da inizio ottobre e, nello stesso periodo, -20% su Apple, fino ad arrivare al -16,5% di Amazon. Quest’ultimo dato è ancora più allarmante perchè arrivato alla vigilia della stagione dello shopping natalizio, da sempre favorevole ad Amazon.

I FAANG sono i nuovi dot.com?

Il crollo ha chiamato alla memoria un altro episodio storico: la bolla delle dot.com del 2000.

Ma cosa c’è di vero in questo?

In una parola: niente. O per essere precisi: nessun paragone può essere fatto tra i due episodi.
Allora, cioè nel 2000, quello di Internet era un settore appena nato con società dal futuro incerto e soprattutto prive di utili. Oggi, invece, alcuni nomi come ad esempio Apple, non solo vantano capitalizzazioni che superano il Pil di intere nazioni, ma anche flussi di cassa e liquidità record. Inoltre la questione che si apre sul gruppo FAANG è molto più complessa di quanto si creda.

I punti deboli

Anche se tutti insieme sotto una singola sigla, i FAANG rappresentano realtà differenti con diverse problematiche. Infatti il calo di Amazon è stato dettato da una previsione della stessa azienda sugli utili del quarto trimestre in calo. Il -30% di Facebook registrato dai suoi massimi di fine luglio, invece, trova spiegazione sia nel terremoto visto ai vertici aziendali sia nei problemi dovuti alla gestione dei dati personali e della privacy, senza contare le polemiche sul suo ruolo nello scandalo di Cambridge Analytica.

La via d’uscita

Per sanare le sue posizioni, Facebook dovrà investire in sicurezza e questo significherà perdita di capitale. Lo stesso discorso può essere fatto per Netflix: l’aumento della concorrenza impone investimenti per la creazione di contenuti e la fidelizzazione dei clienti. A dare una mano ad Amazon arriverà sicuramente il Natale ma l’azienda deve continuare a restare competitiva su se stessa. Paradossalmente la stessa situazione di Apple. Il gigante per eccellenza, per riuscire a vincere dovrà continuare a combattere contro il suo avversario più temibile: se stesso.

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