Hong Kong: la polveriera cinese

Hong Kong

Anche Hong Kong con le sue proteste si aggiunge alle preoccupazioni significative per il governo di Pechino.

La questione si aggiunge all’ondivago comportamento di Trump riguardo alla guerra commerciale e protezionistica in corso tra USA e Cina che sta già producendo effetti visibili.

Di fatto le preoccupazioni per lo scontro sui dazi oltre ad agitare periodicamente le Borse stanno impedendo alla economia cinese di fruire al meglio delle manovre espansive messe in atto dai vertici pechinesi.

Ma in questo momento le reiterate proteste settimanali in corso ad Hong Kong rischiano di essere il vero elemento esplosivo per la Cina.

Hong Kong: l’oggetto del contendere

Di fatto a Hong Kong con cadenza settimanale si protesta contro l’emendamento alla legge sull’estradizione.

Vale a dire quel passaggio legislativo che consente a Pechino di ordinare lo spostamento da Hong Kong alla Cina dei soggetti non graditi.

Di fatto fino al 2047 l’ex colonia britannica continuerà ad essere sostanzialmente indipendente dalla Cina.

Ma questo emendamento di fatto ne limiterà considerevolmente la reale indipendenza.

Le prime proteste contro Pechino sono datate già 2014 e durarono ben tre mesi.

Allora le contestazioni nascevano dalla volontà espresse dal  Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo di riformare il sistema elettorale di Hong Kong. Detta riforma  non venne poi attivata proprio a seguito delle proteste che la vedevano come fortemente restrittiva dell’autonomia della regione.

In sostanza era prevista una sorta di  “preselezione” dei candidati alla leadership di Hong Kong da parte del Partito Comunista Cinese(PCC)…

Allo stesso modo ora si teme che la legge sull’estradizione finisca per colpire anziché i colpevoli di reati penali semplicemente i dissidenti politici…

Rischi per le Borse locali e non solo

La borsa di Hong Kong per ora è rimasta agganciata alle dinamiche globali dell’area.

Anzi, in Asia molti mercati negli ultimi 12 mesi hanno fatto decisamente peggio.

Il rischio incombente è che  il protrarsi della protesta e magari il suo estendersi ad altre zone della Cina oggetto di contestazioni (vedasi Tibet o Macao) possa generare uno stato di caos che renderebbe Pechino molto vulnerabile.

Le autorità cinesi poi possono anche pensare che dietro questi movimenti vi possano essere le classiche manovre sotterranee di qualche intelligence occidentale.

Senza lavorare troppo di fantasia è risaputo come USA e Gran Bretagna coltivino interessi a che Pechino sia impegnata a risolvere beghe interne.

Insomma nelle prossime settimane sarà fondamentale che questa dinamica trovi in qualche modo un accomodamento.

Viceversa per le Borse di Cina e Hong Kong , già alle prese con le problematiche sui dazi, si potrebbe aprire una fase di forte criticità.

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