Governo: politica espansiva o sogni di fine estate?

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Alla fine, è intervenuto anche il voto sulla Rousseau, e Conte ha sciolto la riserva sul futuro governo.

Ma a questo punto, si aprono non pochi interrogativi.

Quali prospettive per il nuovo governo?

Programma realmente realizzabile?

Reazioni giustificate da parte dei mercati?

Cerchiamo, come nostra abitudine, di capire come stanno realmente le cose.

Quali prospettive?

Intanto va ricordato che sciogliere la riserva, non significa ancora aver ottenuto la fiducia delle camere.

Voto che potrebbe anche riservare qualche sorpresa.

Ma poniamo che l’esecutivo la ottenga, quali prospettive avrebbe davanti a sé?

Il governo Conte bis, in buona sostanza, è come una fenice che nasce dalle proprie ceneri, da quello che non è riuscito a realizzare il Conte 1, in particolare in materia di politica economica.

Eppure, su quei punti programmatici si era lavorato per mesi, addirittura si era formalizzato un contratto di governo.

Pare, per certi versi, una sconfessione, ma le sconfessioni sono sempre una presa d’atto di pregresse sconfitte.

Mi riferisco, naturalmente, soprattutto al programma di politica economica, che il primo Conte si era dato.

All’insegna di un tentato ribaltamento della precedente impostazione, tutto mirato a dotare l’Italia di una scossa espansiva di non poco conto, secondo le originarie promesse.

Poi abbiamo visto come è andata a finire.

Ed ora, si presentano gli stessi nodi.

Se c’è qualcosa che balza agli occhi, nel programma di governo predisposto in quella bozza che circola in queste ore, è la eccessiva genericità dei punti.

Per quanto riguarda la politica economica, ci si limita a dire che occorre una spinta espansiva, ma che questa verrà ricercata nel rispetto dei parametri europei.

E qui cominceranno i problemi, perché una tale formulazione vuol dire tutto e niente.

Un programma serio avrebbe dovuto indicare l’entità di questa politica espansiva, e le coperture, tanto più se si afferma che occorre rispettare i vincoli di bilancio.

Come avevo rimarcato in precedenti analisi, cosa intendono fare PD e 5 stelle?

Abolire, archiviare quota 100 o rivisitare il reddito di cittadinanza?

Magari chiudere qualche ospedale?

Oppure no, forse intendono innalzare la pressione fiscale.

Ma no, evidentemente no, perché poi la famosa politica espansiva dove va a finire?

Sì, sono stato volutamente ironico e provocatorio, ma credo di esprimere quei dubbi che tutti hanno, ma non solo tra i cittadini.

Opportunamente,  Richetti, unico esponente della direzione PD a votare contro l’accordo con i 5 stelle, aveva detto che non ci si poteva limitare a fare  una mera elencazione di obiettivi.

Anche perché le politiche serie indicano il come ed il quando, ma su questo fronte tutto tace.

Anche per questo i mercati hanno festeggiato.

Sanno che poi si tratta solo di libri dei sogni, e che la realtà sarà basata sul rispetto dei vincoli.

Qualcosa si tenterà di fare, forse, dal cuneo fiscale ad altre misure, ma se poi i conti non quadreranno, ci si limiterà a coprire clausole di salvaguardia, spese indifferibili e poco più.

Per le prime due voci di spesa i soldi già ci sono, come evidenziano uffici tecnici come la ragioneria di stato e gli uffici parlamentari che pure si occupano del bilancio statale.

A quel punto, forse potrebbe avanzare qualcosa che si potrebbe destinare a risparmi di spesa da accantonare o per qualche opzione un po’ più espansiva.

Già su questo fronte dei conti pubblici, sarà comunque difficile che il governo non litighi, tra le opposte visioni sul reddito cittadinanza ad esempio o quota 100.

Opposte visioni per la maggioranza del nuovo governo

Sinora le cose sono comunque andate come avevamo previsto.

Scarsa durata residua del Conte uno, poi elezioni o governo che sin dal programma non avrebbe affrontato i nodi.

E così mi pare che stia andando, ancora una volta secondo le previsioni.

Conte sa bene che sono più i nodi irrisolti di quelli risolti, ma ovviamente se si ponevano subito tutte le questioni sul tavolo, probabilmente questo esecutivo neppure sarebbe nato.

Ha preferito rinviare, così da dare comunque un governo all’Italia, fare in fretta una finanziaria, almeno in gran parte già impostata dalla ragioneria generale dello stato ed altri organi tecnici, con risparmi di spesa, solo da integrare, per il momento, con alcuni ritocchi per integrare le coperture necessarie.

Difficilmente vedremo vere e proprie misure espansive, certo non quella scossa da circa 50 miliardi, invece pensata dalla lega in salsa flattax.

Ma i nodi non riguardano solo l’economia.

Si parla anche, ad esempio, assai genericamente di infrastrutture.

Ma una certa serietà di impostazione, avrebbe comportato che si affrontassero questioni come Tav e Tap, o gronda di Genova.

Si corse anche una sola parola a tale riguardo?

Direi di no, e siamo alle solite.

Tutto all’insegna del poi vedremo.

Peccato che, durante il periodo per la formazione del primo governo, diversi esponenti del PD avessero indicato proprio nelle indicazioni programmatiche dei 5 stelle contrarie a determinate opere pubbliche, uno dei motivi della propria opposizione alla formazione di un governo con i grillini.

Ora, francamente, non si capisce cosa sia cambiato.

Per tutti questi motivi, avevo detto, e non posso che riconfermare, che questo esecutivo non avrà vita facile. Se il governo nasce, fiducia della camere permettendo, assisteremo ad una probabile vittoria di Pirro.

Conte ben lo sa, ma credo, sinceramente, che il suo obiettivo realistico non sia quello di un esecutivo di legislatura.

Obiettivo realistico è portare in porto la finanziaria, con disinnesco delle clausole Iva, e poco più.

Poi si vedrà, quando i veri nodi, tav, tap, ed altro ancora, arriveranno sul tavolo.

Come pure, non dimentichiamola, la ormai fatidica questione della prescrizione penale, tema che si aggiunge ai tanti su cui non è stata detta una parola chiara.

Programma realmente realizzabile?

Una prima parte del programma non sarà di difficile realizzazione, e dovrebbe corrispondere ad una sorta di fase 1 del governo, in cui si riescono ad assumere i vari provvedimenti.

La finanziaria è in gran parte già predisposta dagli organi tecnici, non fosse che perché già sono presenti risparmi di spesa da reddito di cittadinanza e quota 100.

Il resto, essendo molto vago ed onnicomprensivo, potrebbe basarsi su qualsiasi impostazione di articolati normativi, che poi piacciano e vengano approvati politicamente di volta in volta, senza pensarci troppo su, dopo una stesura formale da parte di esperti di partito o tecnici istituzionali degli uffici legislativi.

I veri problemi nasceranno quando i dossier realmente scottanti, come la Tav, arriveranno sul tavolo.

Qui non si tratterà semplicemente di capire quale impostazione dare, ma se realizzare o meno determinate cose.

Tav sì o no, prescrizione penale da abolire o da mantenere, e così via.

Sarà la fase due del governo che, come la fase due del precedente esecutivo, probabilmente farà ancora una volta deflagrare le contraddizioni che non sono certo sanate da quella sorta di libro dei sogni, che Conte si appresta a leggere alle camere.

Reazioni giustificate dei mercati alla formazione del nuovo governo?

Le cose sui mercati sono andate abbastanza bene, in particolare spread, curva dei rendimenti, btp.

La reazione, infatti, è giustificata.

Si sa che ipotesi di manovre in deficit non ci saranno e che, anzi, già sono state individuate le coperture per quella da preparare, compresi i risparmi su interessi, conseguenti alle stesse dinamiche di mercato.

Il resto ai mercati interessa relativamente.

Se poi, dopo aver disinnescato l’ipotesi di una finanziaria in salsa leghista, il nuovo governo tornerà a bisticciare, pazienza.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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