Gilet gialli e la Francia e il malcontento europeo

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Confinare la protesta dei gilet gialli francesi all’aumento delle tasse sui carburanti annunciato dal governo vuole darne una lettura parziale per ridimensionarne la portata.

Portata importante che invece è confermata dalle centinaia di migliaia di persone che hanno accompagnato la prima giornata di protesta e dalle migliaia che ancora in questi giorni protestano per le vie di Parigi e di altre città francesi.
Gli slogan e i cartelli colpivano certamente gli aumenti dei prezzi della carbon TAX e dei carburanti ma andavano a vanno ben oltre, mostrando un profondo e diffuso malcontento verso la politica di Macron e dell’Europa.

In particolare la protesta è partita dall’aumento delle tasse sui carburanti annunciato dal governo, con unarevisione al rialzo della carbon tax nel 2019 e un conseguente allineamento graduale delle tasse sul gasolio a quelle sulla benzina. Il ‘contributo clima-energia’ passerà da 44,6 euro a 55 euro alla tonnellata di Co2 emessa a partire dal primo gennaio prossimo. Nel 2020 arriverà a 65 euro, poi a 84 euro nel 2022.
Ovviamente questo contributo inciderà significativamente sul prezzo alla pompa di benzina, in particolare risulterà particolarmente penalizzante per i motori diesel che – con programmi diversi da comune a comune – dovranno scomparire dal parco auto entro cinque-sei anni(fonte lettera43).

La cosiddetta accise sui prodotti petroliferi ha un livello minimo stabilito nel 2003 in ambito comunitario, la Francia si situa ben sopra la media europea e precisamente al 4° posto dopo Olanda, Italia e Grecia. Se si esclude l’Olanda praticamente una classifica dei paesi in difficoltà.

Ma come si diceva, la protesta ed il malcontento dei gilet gialli va ben oltre il mero problema dei carburanti.

Sulla pagina Facebook denominata “Nous Gilet Jaunes” seguita da migliaia di persone ma senza un singolo curatore ufficiale è stata pubblicata una lista di 7 rivendicazioni. Per cui dopo la soppressione totale della tassa sui carburanti si richiedono:

IVA all’1% sui prodotti alimentari e qui va chiarito che i Gilet Gialli nascono da gruppi di persone che hanno dovuto abbandonare i centri urbani per il costo della vita troppo elevato rispetto ai salari ed agli stipendi percepiti;

-tetto a 10 euro per le multe agli automobilisti;

-soppressione del limite di velocità;

-taglio degli stipendi dei politici

-taglio della spesa pubblica

-pensioni per tutti a 2000 euro.

E’evidente come qualcosa, tipo l’abolizione dei limiti di velocità, sia una forzatura (sarebbe sufficiente dare due tipologie di limite evitando frequenti modifiche del limite lungo lo stesso percorso che possono trarre in inganno chi guida)ma complessivamente sono temi che troverebbero e forse troveranno grande appoggio nella futura campagna elettorale europea.

Il malcontento e la protesta sono diffusi, l’utilizzo della parola populista per relegare le proteste in un ambito di ignoranza e ridimensionarne la rilevanza non regge proprio sulle vere origini del termine.
La parola populista ha origini borghesi se non addirittura “nobili” con cui si intendeva additare chi si preoccupava prima del popolo che dei potenti. Quindi in sostanza chi lotta per i diritti del popolo a scapito dei potenti.

Confondere l’etimologia di un termine per renderlo spregiativo può essere giochetto da fare quando si è molto forti a livello di media ma potrebbe anche non reggere nel tempo , i partiti tradizionali e i governanti farebbero bene a tenerne in “debitissimo” conto.

Senza volere prendere a riferimento eventi storici ben più importanti e determinanti nella storia d’Europa, sono anni che vado sostenendo di non dimenticare che fu la Francia nel 1789 ad aprire le porte al cambiamento epocale della storia europea avviandola verso una fase di maggiore democrazia e libertà…

 

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