Gestire il dopo Marchionne: cosa accade nella galassia Agnelli e gruppo FCA?

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A cura di Gian Piero Turletti,

autore di Magic Box in 7 passi e di  PLT

Ormai tutti siamo a conoscenza di alcuni drammatici risvolti della situazione in cui versava Marchionne, ma cosa è successo realmente?

Quali sono i fatti e le prospettive che riguardano il gruppo Fca, di cui dovremmo tener conto?

Procediamo con ordine.

Marchionne era affetto da patologia tumorale, ma certe conseguenze dell’intervento erano state impreviste, o meglio.

In qualsiasi tipo di intervento chirurgico, anche il più banale, come un’appendicectomia o una liposuzione, possono intervenire complicazioni impreviste e mortali.

Pensiamo ad un’embolia polmonare, ad esempio.

Marchionne, in base a quanto poi appreso da varie fonti di informazione, non poteva prevedere tali circostanze, né aveva comunque avvisato, a quanto pare, dell’intervento, parlando solo di controlli di routine.

Non a caso, lo stesso Elkann si era prontamente recato in Svizzera, appena avvertito della situazione, ma ovviamente senza riuscire a parlare con Marchionne.

La situazione era già precipitata nella giornata di sabato, e certamente nessuno poteva prevedere un esito tanto drammatico, quanto improvviso, se non forse il personale medico, ma vincolato dal segreto professionale.

Ma, unitamente a riflessioni che riguardano gli aspetti esistenziali delle umane vicende (cui probabilmente gli unici realmente abituati sono i medici, ed in particolare i chirurghi), dobbiamo cercare di capire quali prospettive siano quelle delle aziende guidate dal manager abruzzese.

Sicuramente l’opera di Marchionne è stata particolarmente incisiva, anche perché ha guidato un’azienda sull’orlo del fallimento verso nuovi traguardi.

Ora, in base agli ultimi dati disponibili, possiamo dire che il gruppo viene sicuramente premiato in alcune sue componenti, come il settore auto di lusso, e mercato USA, ma resta l’incognita del segmento automobilistico europeo non di lusso, che sicuramente è riuscito, sotto la guida di Marchionne, a recuperare da una pessima situazione finanziaria, ereditata a suo tempo, ma che continua a presentare non poche criticità, soprattutto a livello di prospettive di mercato e di redditività.

La fine prematura di Marchionne ha quindi funzionato come un catalizzatore di mercato, che ha fatto scoppiare, come un bubbone, tutti i timori che covavano da tempo sotto la cenere.

In particolare il timore di un futuro incerto, reso ancora più incerto ora che la strategia appare più confusa.

Il clima che si avverte, parlando con chi lavora nell’azienda torinese, è quello incentrato sul timore che ormai ci si concentri soprattutto sugli USA, per archiviare definitivamente, forse, molte delle attività ancora presenti in Italia ed in Europa. Questo il timore di molti.

Certo, verranno mantenuti italiani brand particolari, come la Ferrari, ma cosa ne sarà di Iveco e della FCA europea ed italiana?

E’ soprattutto questo il dubbio che serpeggia tra gli addetti ai lavori e tra i dipendenti, a fronte di una strategia che, come detto, potrebbe intensificare lo spostamento verso gli USA, ed abbandonare attività ormai considerate non più strategiche e, sotto diversi profili, una palla al piede del gruppo.

Fuor di metafore e di comunicazioni più o meno diplomatiche, è quanto emerge in queste ore.

Del resto, la risposta dei mercati non si è fatta attendere e, come sappiamo, quello che maggiormente i mercati temono è l’incertezza, che al momento sta caratterizzando le dinamiche del gruppo.

Solo la formalizzazione della prossima strategia, come definita dai competenti organi societari, potrà porre la parola fine alle ipotesi che si vanno affollando in queste ore.

 

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