Germania: inflazione fredda

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C’è chi dice che nella Germania del nord da tempo stiano ristampando i marchi. Forse non hanno ben chiaro che la politica della Merkel di tenere in piedi la UE ed il suo euro a tutti i costi è proprio quella che consente ai tedeschi di smerciare i propri prodotti di qualità , dalle auto agli elettrodomestici, a una fascia di popolazione molto più ampia del passato.

Infatti, col super-marco era una minoranza di popolazione che si poteva permettere i prodotti tedeschi più prestigiosi. Da quando è nato l’euro, moneta zavorrata dall’incidenza dei paesi più deboli o per dirla meglio diversi…, l’esportazione per la Germania è diventata molto più agevole.

Una fascia di popolazione molto più estesa può infatti, a cambio stabile, permettersi una BMW, una Mercedes o un Audi, auto che in passato non avrebbe nemmeno potuto sognare. Poco importa se questo blocco situazionale di fatto concentra la ricchezza e i posti di lavoro (ben retribuiti? chissà!) in un unico paese… Qualcosa però sta accadendo: se tu continui a rafforzarti e ad indebolire gli altri prima o poi questi, anche con la moneta unica, finiscono per non arrivare più al livello che gli consente certe spese, nemmeno a debito.

Ecco, credo che da un po’ di tempo siamo entrati in questa nuova fase di rallentamento tedesco. Frenata frutto dell’eccesso di egoismo, tradotto in ambizione di sottomissione, strategia nella quale probabilmente non sono ben stati calcolati gli effetti di una politica comunitaria tarata soltanto sulle esigenze proprie.

Sì, è vero, si è concesso un irrisolto e non risolutivo QE all’europea, ma vogliamo nasconderci dietro un dito e pensare che anche le banche tedesche non ne avessero bisogno?

La realtà è che anche il dato mattutino sui prezzi alla produzione uscito a +0.2% contro l’atteso +0.4% (esattamente la metà…!) conferma, unitamente ai recenti dati macro di cui si è parlato nei giorni scorsi, che la Germania sta iniziando ad avvitarsi in una fase se non recessiva di significativo rallentamento del ciclo economico.

Valuteremo già a settembre se si è trattato semplicemente di un influsso estivo immediatamente contrastato da robusti dati autunnali o se viceversa il fenomeno è più profondo e tendenziale. Da questa analisi emergeranno importanti linee di tendenza per tutta la politica dell’ Unione europea e per facilitare o contrastare l’attuale politica accomodante della BCE di Draghi.

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