Germania e Pil: recessione in vista!

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Germania: PIL ai minimi termini. Angela Merkel e la sua band di burocrati in difficoltà. Recessione in vista!

Con i tassi ancora fermi a zero un PIL tedesco così basso:

    PIL della Germania (Trimestrale) (3° trim.) -0,2% -0,2% -0,2%
    PIL della Germania (Annuale) (3° trim.) 1,1% 1,1% 1,1%


dovrebbe fare riflettere e approfonditamente Angela Merkel e la sua band di burocrati ottusi ed egemonisti.

Non è dunque solo l’Europa del Mediterraneo a contrarsi e rallentare. Anche il modello tedesco inizia a fare acqua da tutte le parti.
E’ vero che i dati pubblicati sono in linea con le attese ma è altrettanto vero che esattamente un anno fa il PIL annuale usciva a +2.3%.
Mentre due trimestri negativi non si vedevano dall’estate 2014. Ancora uno e la Germania sarà , prima in Europa ufficialmente in recessione.

Come dire il predicatore evangelico che dopo le sue funzioni domenicali e i suoi strali sulla morigeratezza al lunedì si fa beccare al night.

Sono ormai i dati pubblicati quotidianamente a darci la fotografia di un Europa ad essere buoni claudicante , avviata verso una fase economica molto critica e già completamente disarmata sul fronte monetario avendo i tassi a zero ed anzi essendo ancora in corso il QE.Recessione in vista!
Proprio per questa impossibilità ad utilizzare la classica leva monetaria la Commissione europea e la BCE non potrebbero, in teoria, attendere a modificare politica ed indirizzi economici .

Meccanismi di espansione fiscale drastici volti a creare occupazione, semplificazione radicale degli apparati burocratici cui sono obbligate le aziende sono i primi due step che mi vengono in mente per porre rimedio a questo scempio economico che viene portato avanti quasi con soddisfazione da Bruxelles. Lette con stupore   le ultime carte con cui la BCE ha impropriamente parlato di crescita e rimandato ogni critica e polemica (che peraltro non credo , almeno le seconde, rientrino nei canoni di ruolo corretti)esclusivamente contro l’Italia.

Lasciare passare altro tempo prima di svoltare bruscamente verso una politica veramente espansiva potrebbe avere effetti catastrofici per la stessa stabilità del sistema Europa; già di per se stesso male assortito ovvero non omogeneizzato se non sulla scorta di una presunzione di potere guidare quasi trenta nazioni con esigenze peculiari e ampiamente diversificate con un’unica strategia quando in realtà l’unico collegamento concreto è una moneta che in realtà è il primo elemento che non tiene conto delle diversità strutturali esistenti .

Siamo alle soglie del fallimento europeo, l’Italia è parte del puzzle non epicentro come qualcuno vuole fare credere.

Certo essendo la più vulnerabile per il pregresso debito pubblico in caso di deflagrazione ci troveremo al centro ma come dimostrano ampiamente i dati odierni della Germania è l’Europa nella sua interezza a non funzionare.

Recessione in vista!

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