Garante della Privacy, croce per la Pa, delizia per i cittadini

garante della privacy

Dobbiamo ringraziare il Garante della Privacy se le attività dell’Agenzia delle Entrate, dell’Inps, dell’Istat, della Banca d’Italia e della ricerca scientifica in generale non sono così invadenti su ognuno di noi. Spesso si parla degli accertamenti fiscali, ma il tema è di più ampio raggio.

Il caso è stato sollevato durante un convegno organizzato dall’associazione Nens, presieduta da Vincenzo Visco, già ministro dell’Economia e delle Finanze.

A finire nel mirino il Garante della Privacy, reo di creare ostacoli in Italia all’efficienza della pubblica amministrazione sia per quel che riguarda accertamenti fiscali sia di attività di ricerca a fini statistici. Dobbiamo dunque ritenerci fortunati. Altrimenti cosa potrebbe accadere? Se lo chiedono in molti. Intanto i casi illustrati durante l’incontro riguardano soprattutto l’Inps che ha dovuto rivedere le sue azioni di accertamento.

Inps non può contare più su Savio

Il sistema Savio veniva utilizzato dall’Inps per le visite medico fiscali. Dal 2018 non è più funzionante dopo la nota di richiamo del Garante della Privacy. Questo modello statistico calcolava da oltre sei anni il numero di malattie e possibilità di effettuare visite di controllo.

L’Inps ogni anno riceve 18 milioni di certificati medici di lavoratori assicurati per malattia e riesce ad effettuare 1 milione di controlli l’anno. Il sistema Savio consentiva di concentrare le visite mediche di controllo sui casi in cui è più ragionevole ipotizzare che il certificato medico del lavoratore riporti una prognosi più lunga del necessario. Per il Garante della Privacy  c’era una violazione di più norme vigenti a tutela della riservatezza dei dati personali.

I lavoratori privati gongolano

Ora non avendo più questo sistema Savio, l’Inps ha difficoltà ad individuare comportamenti scorretti da parte dei dipendenti privati che si assentano per malattia. Si è registrata una diminuzione del 26,8% e i riflessi sono stati ad una perdita monetaria per l’Istituto di circa 335.000 euro mensili, pari a 4,1 milioni di euro annui.

A lamentarsi è anche l’Istat

Per l’Istat le norme stringenti del Garante della Privacy  ha ostacolato i lavori del Censimento permanente nell’ambito del Programma Statistico Nazionale. Dopo la fase di raccolta dati, durata due anni, il Garante ha posto un freno rispetto al codice unico adottato ed ora si sta correndo al riparo.

Non ci dilunghiamo sugli accertamenti fiscali: potrete ben capire quanto a volte l’invadenza sia oltremisura rispetto alla lotta all’evasione fiscale.

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