Fiscal Compact: quali prospettive? Intervista a Gian Piero Turletti

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MOLTI OSSERVATORI ECONOMICI RICHIAMANO ALL’ATTENZIONE DEL LETORE LA PROSSIMA APPLICAZIONE DEL FISCAL COMPACT, SPAVENTANDO TALORA L’OPIONE PUBBLICA CON PREVISIONI DI TAGLI AI BILANCI PUBBLICI PER CINQUANTA MILIARDI ALL’ANNO.

COSA C’E’ DI VERO? PUO’ FARE CHIAREZZA PER I NOSTRI LETTORI?

Certamente. Come troppo spesso capita, anche su argomenti economici talora si dicono cose non vere, o quanto meno inesatte.

Ma vediamo di fare chiarezza dal principio.

Tutto inizia nel 2011, quando in sede europea si decide di dare una maggior efficacia e celerità ai percorsi di controllo e rientro da deficit e debito dei paesi dell’eurozona.

Viene quindi approvato il six pack, che prevede più stringenti regole in materia di bilanci pubblici, in particolare in materia di rapporto deficit/pil e debito/pil.

Il fiscal compact ne fa parte e riguarda le dinamiche del debito pubblico.

Ma con effetti non precisamente riconducibili agli ormai famosi 50 miliardi all’anno di taglio ai bilanci.

E, QUINDI, QUAL’E’ LA REALE PORTATA DI TALI PROVVEDIMENTI?

Iniziamo a dire che il parametro di riferimento è il 60 per cento del rapporto debito/pil.

Va ridotto di un ventesimo l’anno l’eccedenza.

Peraltro il pil considerato è quello nominale.

Questo comporta che se, per via della crescita economica o anche solo dell’inflazione, il controvalore del pil cresce, allora l’entità dei tagli alla spesa è riconducibile a circa alcuni miliardi, circa 6, 7,in alcune ipotesi legate a stime economiche per il 2015, anno in cui entreranno in vigore le misure.

MA SE L’ECONOMIA NON CRESCESSE ED, ANZI, CI FOSSE UN CALO DEL PIL?

Anche a tal riguardo, occorre sempre dire che quando si parla di certi trattati, questi vanno conosciuti nella loro interezza, per capire come stanno effettivamente le cose.

Il fiscal compact prevede casi in cui il medesimo non va applicato, tenendo conto anche delle situazioni congiunturali negative che l’economia di un paese può attraversare.

Si tratta, quindi, di un sistema flessibile neppure per rientrare di tutto il debito pubblico, ma solo di quella percentuale che viene considerata uno squilibrio eccessivo, e comunque non necessariamente applicabile in tutte le fasi economiche.

COME IMPATTERA’ SULLA NOSTRA ECONOMIA?

Personalmente, ritengo sarebbe stato più opportuno prevederne un’entrata in vigore non a scadenza fissa, nel 2015, ma quando vi fossero stati più precisi segnali di una ripresa ormai consolidata.

Può darsi che precarie condizioni economiche ne consentano il rinvio, ma ritengo che sarebbe ancora meglio avere alle spalle una certa fase di ripresa, prima di prevederne l’applicazione.

Questo per evitare che il fiscal compact possa frenare un tentativo di ripresa, che già stenta a concretizzarsi.

 

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