Fed: sarà più colomba o più falco il 1 maggio?

Fiducia dei consumatori

Il primo maggio non è solo la Festa del Lavoro (peraltro solo in Europa) ma anche, e soprattutto, la data della prossima riunione Fed. Le previsioni.

Fed: previsioni per il 1 maggio

Come sappiamo la Federal Reserve è stata al centro di un vero e proprio cambio di rotta repentino negli ultimi 6 mesi. Dalle intenzioni di rialzare i tassi di interesse per tre volte nel 2019 è arrivata a decretare il blocco dell’intero iter e il mantenimento dello status quo per tutto il 2019.

Non solo, ma questa nuova strategia ha anche portato a credere che, qualora la situazione economica lo richiedesse, il governatore Powell sarebbe disposto a tornare sui suoi passi e a tagliare nuovamente il costo del denaro per stimolare i consumi.

Ad ogni modo per la prossima riunione Fed che si concluderà il 1 maggio le attese sono concentrate su una conferma dei tassi allo stato attuale, ovvero nel range tra 2,25% e 2,50%. Sarebbe l’ennesima conferma di un trend dovish che abbraccia quasi tutte le Banche centrali.

Chi più chi meno

Un esempio extra dovish è dato ancora dal Giappone: la BoJ, infatti, ha confermato per la prima volta una tempistica sulla sua politica finanziaria. I tassi ai minimi continueranno ad essere tali per tutto il 2020. Le prospettive di centrare il target dell’inflazione al 2% si potrebbero verificare solo nel 2022. Di fronte a questo c’è, all’estremo opposto, la BoE.

La Banca centrale inglese è sotto gli occhi degli hedge fund che hanno iniziato a notare come l’economia inglese stia reagendo bene alla tempesta della Brexit.

Per questo motivo la BoE, sempre se i dati macro lo permetteranno, secondo alcune scommesse, potrebbe iniziare ad alzare i tassi ad agosto. Ovviamente fatte salve notizie positive in chiave Brexit.

L’economia Usa

Intanto l’economia a stelle e strisce prosegue per la sua strada. Il dollaro è ai massimi da due anni ma potrebbe rafforzarsi ulteriormente con i prossimi risultati del prodotto interno lordo del primo trimestre. Pil che, in media, registra previsioni ad oltre il 2%.

Una stima che, per quanto ottimista, è inferiore a quella elaborata dalla Federal Reserve di Atlanta a 2,7%. Il tutto, però, sullo sfondo di un’inflazione che resta ancora relativamente bassa.

Non solo Fed

Ma sotto gli occhi degli operatori, però, non c’è solo la Fed.

La Cina sta spostando la sua politica economica e finanziaria. Un cambio di strategia davanti al quale i mercati si stanno trovando impreparati.

Ma le cose, almeno a giudicare dagli ultimi dati macro, hanno preso un’altra piega. Almeno apparentemente.

E i numeri sono stati migliori del previsto. In particolare il Pil che nel primo trimestre ha visto un +6,4% sullo stesso periodo del 2018.

Da qui la possibilità di un cambio di rotta della politica finanziaria della banca centrale cinese che, invece, potrebbe avere un approccio più restrittivo.

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