Far fronte alla crisi dei calzaturifici che vedono compromesso il futuro

Far fronte alla crisi dei calzaturifici che vedono compromesso il futuro

Il comparto delle calzature è uno dei segmenti industriali fondamentali del sistema moda. Oltre 4mila aziende, 75mila addetti che sta in ginocchio dopo la chiusura delle attività. Tra i tanti doveri del Governo c’è quello di far fronte alla crisi dei calzaturifici che vedono compromesso il futuro. Tramite l’associazione di settore viene lanciato un manifesto di idee con la speranza che le proposte vengano accolte da chi di dovere. Il fatturato annuo del comparto calzaturiero è di 14 miliardi.

Gli investimenti andati in fumo

Purtroppo per il comparto la chiusura forzata di tutte le attività è avvenuta in un momento cruciale. Gli investimenti per la stagione primavera/estate 2020 sono vanificati. Di più se si procederà di questo passo, con un closing fino a maggio, anche le vendite della prossima stagione autunno/inverno 2020-21 avranno seri problemi. Le prospettive non sono delle migliori, le imprese difficilmente dopo mesi e mesi di stop potranno riprendere a pieno regime. Questo consta che i flussi di cassa utili a gestire la continuità tra una collezione e l’altra salterebbero.

Cosa chiede l’associazione

L’obiettivo dell’associazione era riaprire da subito. Ma non sarà così. Purtroppo il blocco delle attività continuerà ancora. Per far fronte alla crisi dei calzaturifici che vedono compromesso il futuro si chiedono  linee di finanziamento a fondo perduto di immediato utilizzo. Tra gli interventi che potrebbero dare fiato al settore un credito d’imposta pari al 60% del valore della perdita di fatturato, l’abbassamento in proporzione delle perdite del cuneo fiscale fino a luglio 2021.

Casse vuote

La richiesta di soldi per ripartire è necessaria visto che le casse sono vuote. La situazione è resa drammatica per la mancanza di liquidità. I piani di rientro già individuati dal Governo non bastano perché le aziende già sono in crisi da tempo e l’emergenza sanitaria ha finito per peggiorare il quadro. Il suggerimento è di estendere a 10 anni il piano di rientro dei finanziamenti. Inoltre cancellazione dei oneri fiscali e contributivi per tre mesi, estensione della Cassa integrazione per 6 mesi anticipata ai lavoratori dall’Inps.

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