Europa ed Italia al bivio?

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Quali appuntamenti saranno decisivi per i mercati e l’economia?

Importanti appuntamenti attendono l’UE e risultano decisivi anche per la nostra economia. Come tirare avanti tra conti pubblici e necessità di rilancio economico? Come far fronte ai tanti impegni statali?

Europa ed Italia al bivio

Sono domande che valgono per tutti i paesi europei, ed in particolare per chi già ha elevati rapporti di debito/pil.

Sinora l’esecutivo italiano ha privilegiato la politica della mani completamente libere, preferendo ricorrere ad uno strumento come il BTP, invece di utilizzare il MES a condizionalità alleggerita.

Intanto ieri la commissione UE ha presentato il piano relativo al recovery fund, ancora più ambizioso rispetto all’ipotesi franco-tedesca.

La parte più cospicua andrebbe all’Italia e poco meno della metà riguarderebbe contributi a fondo perduto.

L’UE è quindi ad un bivio, ma con essa anche l’Italia.

La proposta, infatti, deve poi tradursi in un provvedimento concreto, ma alcuni paesi, Austria in testa, si stanno opponendo sia all’ipotesi franco-tedesca, che a quella della commissione.

La posizione di alcuni paesi

Austria, Olanda, Finlandia e Danimarca ritengono infatti che le risorse finanziarie messe a disposizione dal recovery fund debbano essere finanziamenti. Quindi risorse da restituire, senza alcuna risorsa a fondo perduto. Inoltre preferirebbero probabilmente definire alcune condizionalità, per i paesi che volessero ricorrervi.

Ad esempio riforme, probabilmente onerose per i cittadini e rischiose per la tenuta sociale dei paesi interessati, in pieno stile troika, quali vigorose riforme pensionistiche e pesanti revisioni dei diritti dei lavoratori.

La posizione del governo Conte in materia pare già evidente.

Come ha ritenuto di non ricorrere al Mes, anche se maggiormente conveniente finanziariamente, e di non poco, a fronte di una condizionalità ridotta, a maggior ragione non ricorrerebbe ad un recovery fund, strutturato all’insegna dei desiderata dei quattro paesi.

Ed infatti plaude alla ipotesi comunicata dalla Von der Leyen.

Ma non possiamo avere garanzie che il recovery fund assumerà un assetto definitivo conforme alle speranze italiane.

Per assolvere pienamente al proprio compito, quindi, il governo dovrebbe dire come intenderebbe procedere nel caso le cose, in sede europea, non andassero poi per il meglio. Insomma, predisporre un piano B da comunicare in modo trasparente al paese.

Del resto, non manca poi molto alla risposta definitiva in sede europea, che dovrebbe arrivare attorno a metà giugno.

Quanto all’Italia, capacità di visione strategica e pianificazione di lungo termine, dovrebbero essere tra le stelle polari di chi intenda guidare una nazione, senza perdersi nell’ordinaria amministrazione e nella logica del giorno per giorno.

A mio avviso, sinora questo governo in gran parte non ha seguito questa strada.

Europa ed Italia al bivio? Vedremo se in futuro si cambierà prospettiva, o se si continuerà a seguire quella di confidare principalmente su interventi da parte europea, preferendo rinviare al futuro possibili piani B.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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