Eurobond o coronabond: cosa sono e a cosa servono?

unione europea

In questi giorni il termine “coronabond” (in sostanza sinonimo di eurobond)    è sulla bocca di tutti. Tutti lo cercano, tutti ne parlano e lo invocano. E soprattutto tutti che ne aspettano la sua “uscita”, neanche fosse un concorrente della casa del Grande Fratello che sta per abbandonare gli studi televisivi. Ma eurobond o coronabond, cosa sono e a cosa servono veramente? Chi è che li vuole veramente e perché? così come ci chiediamo: quali sono i motivi per cui altri Stati si oppongono alla loro introduzione? Procediamo con ordine.

Di cosa si tratta

Ogni Stato europeo ha i suoi titoli del debito pubblico, ossia obbligazioni che emettono i rispettivi ministri competenti e con cui finanziano le loro casse. In Italia abbiamo il famoso BTP , la Germania ha i Bund, la Spagna i Bonos, e così via. Ora, c’è il fatto che ognuno di essi ha un “prezzo” diverso, dato dal tasso d’interesse che lo Stato emittente paga. E che viene misurato dal famoso spread, ossia il differenziale tra l’interesse di ciascuno e il Bund tedesco, considerato da tutti il titolo di riferimento. Perché? Semplice: più uno Stato è virtuoso nella tenuta dei suoi conti pubblici, più basso è lo spread; il contrario vale per gli “Stati scapestrati”. Tipo l’Italia.

Chi li vuole gli eurobond e perché?

Ora c’è che improvvisamente la partita dei bari Stati a Bruxelles sia tutta incentrata sugli eurobond o coronabond: cosa sono e a cosa servono? E soprattutto, chi li vuole? A volerli sono maggiormente gli Stati mediterranei: Francia, Spagna e Italia in primis. Essi sostengono che bisognerebbe emettere il nuovo debito con la garanzia dell’intera Unione Europea, non già del singolo Stato emittente. Cioè: se ad esempio domani il Portogallo emettesse 5 mld di euro di sue obbligazioni, per quelle emissioni dovrebbe essere l’intera UE a garantire sul suo rimborso. E così via per gli altri Stati. Il vantaggio primo sarebbe specialmente per gli Stati che oggi pagano spread più alti. Si finanzierebbero a costi più bassi e – secondo loro – potrebbero attuare politiche di bilancio espansive senza il fiato sul collo del debito pubblico.

Chi invece non li vuole

Il parere è invece diametralmente inverso per chi ha i conti pubblici in ordine. Stati come Germania, Austria, Olanda e Finlandia si oppongono alla loro introduzione. Temono infatti che un’eventuale lasciapassare porterebbe i Paesi “irresponsabili” nel controllo del loro debito pubblico ad aumentare le rispettive spese. E soprattutto non vogliono che i debiti pregressi degli Stati non-virtuosi ricadano anche sui loro cittadini. In sostanza, chi dice no agli eurobond afferma che i debiti debbano continuare a restare nazionali. Hanno torto o ragione? Questi eurobond o coronabond, cosa sono e a cosa servono? Tutto dipende dai particolari punti di vista. Spieghiamolo ancora usando un altro esempio. Se l’Italia fosse in un’Unione economica e monetaria con Egitto, Libia, Tunisia e Algeria, vorremmo noi italiani farci carico anche dei loro debiti?

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