Emergenti o sommergenti?

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Nella giornata in cui la Cina è chiusa per festa nazionale e l’India festeggia il compleanno del Mahatma Gandhi ci sembra d’uopo trattare il tema dei paesi emergenti e del loro impatto sull’economia globale oltreché della loro crescita interna.

Il primo dato che balza all’occhio a un ‘analisi globale è che la forbice tra la crescita del PIL degli Emerging e quella dei paesi sviluppati in salute, a cominciare dagli Stati Uniti d’America, si è di molto assottigliata negli ultimi anni.

Quel 4% e oltre di crescita del PIL americano raggiunto recentemente aggancia una delle due più grandi economie al mondo a un range di crescita > appunto del 4% che vede presenti per lo più soltanto paesi emergenti.

La crescita più che proporzionale degli USA oltre a confermarci il buon stato di salute dell’economia americanaci dice anche che buona parte dello sviluppo delle nuove frontiere rivolge le proprie attenzioni di consumo a prodotti altrui. Probabilmente è naturale questi paesi vivono per lo più di risorse naturali che esportano e di conseguenza vuoi per ataviche tradizioni, per competenze o semplicemente per la forza dei brand stranieri si approvvigionano di prodotti finiti all’estero.

Apparentemente tutto normale. Anche le bilance commerciali di questi paesi paiono in discreto equilibrio e pertanto tutto sembra sotto controllo.

In realtà la situazione è ben più complicata.

Chi beneficia infatti dell’esportazioni? Solo una piccola parte della popolazione. Questo è certo ed evidente anche all’osservatore più distratto. Ergo anche nei paesi ove non vi è dittatura o concentrazione di potere politico il forte rischio è che tra corruzione (perpetrata dalle grandi aziende straniare per accaparrarsi le risorse) e proprietà demaniali i grandi capitali in entrata non siano assolutamente distribuiti.

L’anelito al conformarsi ai modelli occidentali però è sempre più forte. Piaccia o non piaccia.

Si giunge alla conclusione che questa crescita dei consumi derivi in buona parte, non da un salubre incremento dei redditi (che sta sì avvenendo ma sempre in misura contenuta) quanto piuttosto da una estensione anche agli emerging delle dinamiche di indebitamento popolare.

Dove porti questo trend lo abbiamo già visto.

Una crisi di liquidità degli emergenti dovuta a una periodica fase recessiva nei prezzi delle materie prime potrebbe avere serie conseguenze.

Privati dei flussi di liquidità costanti derivanti dalla spoliazione delle risorse interne i grandi centri bancari locali potrebbero apportare una stretta ai flussi creditizi e anzi richiedere rientri.

Gli effetti di un simile scenario sono facilmente immaginabili. A confronto la crisi della Turchia, meno esposta a queste dinamiche definiamole da emergenti, potrà sembrare un tocco leggero alla stabilità dei mercati.

In passato abbiamo infatti già appurato quanto sia rapido nel segmento emerging il fenomeno del contagio.

Un FMI che queste rotte interne eccessivamente accentrate dei flussi di capitale dovrebbe muoversi per tempo… e il tempo è ora!

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