Elezioni europee: vietate le sorprese

Elezioni europee

Da più parti si sostiene che  le  prossime elezioni europee del Parlamento non modificheranno la governance che guiderà l’UE per i prossimi anni.

E in questo senso si fa affidamento su una reazione dei mercati composta per non dire nulla.

Ma sarà veramente così?

A 20 giorni dal voto europeo le previsioni sono che dopo il voto serviranno alcuni lunghi mesi di trattative tra varie forze ma che al dunque ai vertici dell’UE resterà lo stesso tipo di indirizzo politico attuale.

Fatto di austerity e di criticità latenti.

E qualcuno pensa che ai mercati questo possa piacere?
E’ pur vero che la collusione tra poteri politici forti e alcuni grandi operatori è storicamente salda.

Ma è anche vero che il mercato ormai ospita anche tanti altri grandi attori pesanti.

E che questi attori gradiscano un’Europa immota nella diffusione della povertà e nella concentrazione delle ricchezze è tutto da verificare.

Elezioni europee: impatto forte su alcuni singoli paesi

Se restringiamo per un paragrafo l’analisi all’impatto politico possiamo immaginare che nazioni come l’Italia ma anche  Francia, Spagna, Germania, e altre da definire potrebbero vedere formarsi un quadro politico ben diverso dalle colorazioni più recenti.

Se poi questi spostamenti di voti porteranno a crisi di governo ed elezioni anticipate resta tutto da verificare…certo è che scindere l’esito del volto europeo nel suo complesso da quello che esso potrebbe provocare nei singoli stati pare lettura superficiale.

Per non dire grossolana.

Elezioni europee: un patto di sindacato non democratico

Il vero limite del voto europeo, per chi non lo sapesse, sta nel fatto che l’Europa è governata a livello verticistico dal Consiglio Europeo oggi guidato dal polacco Donald Tusk.

Si tratta di un organismo formato dai capi di Stato e di governo dei 28 dell’Unione più il presidente della Commissione e l’alto rappresentante per gli Affari Esteri.

Ma la cosa allucinante, che di fatto ridicolizza l’esito e l’importanza del voto, è che all’interno del Consiglio europeo governa un patto di sindacato.

Un accordo, più o meno formale, composto da Germania, Francia e satelliti, i tre del Benelux a cui più di recente si sono aggiunti Finlandia e i Baltici.

Elezioni europee: la democrazia questa sconosciuta

Di fatto dunque il Parlamento europeo ha un ruolo marginale e da comprimario. se non molto indirettamente e a livello nazionale.

Tanto che sia il Presidente della Commissione che i commissari vengono nominati, dal Consiglio europeo come sopra composto.

Il parlamento deve solo ratificare le nomine. E in qualche modo una maggioranza transnazionale più che politica viene sempre a formarsi.

BCE: pilotata a monte

Lo stesso Patto di sindacato poi detta legge anche sulle politiche della BCE. Sono infatti i ministri delle finanze che determinano i parametri che poi la BCE dovrà rigidamente rispettare.

Di fatto anche in questo ambito il  Parlamento europeo per cui andremo a votare è l’ultima ruota del carro.

Anzi forse viaggia semplicemente a rimorchio.

Nell’ambito degli stessi regolamenti europei se la UE e l’Eurozona fossero società di capitali una “governance” così strutturata sarebbe immediatamente perseguita da vari soggetti ed autorità di controllo .

Infatti parliamo di una struttura di governance che svilisce e contraddice ogni principio di valore per gli azionisti (elettori).

Senza contare la totale mancanza di trasparenza e linearità dei meccanismi di controllo.

Elezioni europee: le Borse continueranno a gradire?

E’ chiaro che ai mercati questa condizione di governo pre-confezionato può anche piacere quando le cose vanno bene ma ora che l’Europa zoppica quale sarà la reazione delle Borse?

Il 22 Maggio scade un importantissimo set-up di Proiezionidiborsa , nella norma trattasi di scadenze  affidabili nel 80% dei casi ed oltre.

Va da sé che se dovessimo arrivarci su dei massimi mensili anche un po’ tirati a livello probabilistico le Borse potrebbero, proprio sul set-up, iniziare una correzione anche significativa.

Poi magari ci venderanno che la vittoria dei populisti non è piaciuta, ma in realtà a non piacere potrebbe essere che, proprio per la struttura di governance sopra descritta, sarebbe una vittoria di Pirro e che nulla cambierà nei fallimentari indirizzi dell’UE.

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