Ecco quanto rendono 20.000 euro su un buono fruttifero postale a 16 o 20 e 25 anni

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Dal 22 febbraio ha debuttato sulla scena il nuovo buono fruttifero postale 5X5, di cui ne abbiamo già illustrato le caratteristiche. Si tratta di un prodotto d’investimento di lunghissimo periodo che supera la durata dei 20 anni del buono ordinario. Pertanto, se consideriamo le scadenze a partire dai 16 anni di durata dell’investimento, l’offerta CDP (Cassa Depositi e Prestiti) si arricchisce di un nuovo tassello. Ricordiamo infatti che i BFP (buoni fruttiferi postali) sono distribuiti da Poste Italiane ma sono emessi da CDP, controllata dal MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze).

Il nuovo prodotto in un certo senso rimescola le carte in tavola. Il risparmiatore desideroso di investire su questi strumenti a lungo termine, ha un prodotto in più da ponderare prima della scelta. Facciamo qualche riflessione al riguardo, in particolare ecco quanto rendono 20.000 euro su un buono a lungo termine.

I 3 elementi da ponderare

Alla base di ogni investimento abbiamo sempre 3 interrogativi di fondo da sciogliere:

  • la nostra propensione al rischio;
  • l’orizzonte temporale dell’investimento;
  • l’obiettivo finale che intendiamo raggiungere.

Nel nostro caso, il grado di rischio è pressoché uguale sui tre prodotti, giacché figura sempre lo Stato quale controparte dell’operazione.

A questo punto, dunque, va considerato il rapporto tempo/rendimento della nostra ipotetica operazione.

Ecco quanto rendono 20.000 euro su un buono fruttifero postale a 16 o 20 e 25 anni

Vediamo innanzitutto quanto rendono i 3 prodotti in questione, utilizzando il simulatore presente sul sito istituzionale:

  • il montante liquidato del buono 4X4 (febbraio 2038) sarebbe pari a 22.222,36 euro netti;
  • il buono ordinario ha una durata ventennale e a scadenza (febbraio 2042) liquiderebbe un montante netto di 21.080,14 euro;
  • infine arriviamo al buono 5X5, con ipotetico acquisto odierno e liquidazione nel 2047. L’accredito netto a scadenza sarebbe pari a 27.891,55 euro.

Infine ricordiamo che i buoni sono esenti dall’imposta di successione e non prevedono costi di sottoscrizione, gestione e rimborso. Sugli interessi lordi si applica la ritenuta fiscale del 12,50% e si paga l’imposta di bollo nei soli casi che abbiamo già illustrato.

Ponderare il tempo prima di scegliere il proprio buono fruttifero

A questo punto scatta la considerazione del tempo dell’investimento. Oltre al rischio e al risultato finale, infatti, è importante sapere anche questo particolare. Ad esempio è vero che il buono ordinario ha i rendimenti più bassi, ma è anche vero che riconosce gli interessi ad ogni bimestre (dopo il primo anno). Il buono 5X5, di contro, solo al termine di ogni quinquennio.

Facciamo l’esempio di un improvviso riscatto anticipato sul buono 5X5 al termine dei 9 anni e 10 mesi. Il risparmiatore avrebbe diritto al 100% del capitale maggiorato dello 0,10% di interessi annui lordi per i primi 5 anni. Non essendo stato concluso il secondo quinquennio, infatti, i relativi interessi non verrebbero riconosciuti. Il montante netto finale in questo ipotetico caso sarebbe pari a 20.087,67 euro.

In chiusura, dunque, solo la ponderazione di tutti gli elementi (tempo, rischio e rendimento) può condurre alla scelta ottimale dell’investimento.

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