Ecco perché paradossalmente ci piace tanto questa musica che ridurrebbe l’ansia e allontanerebbe le emozioni negative

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La musica è l’attività umana, più strettamente imparentata con il tempo. È effimera, svanisce impalpabile una volta terminata di suonare. Proprio perché legata al tempo, la musica è legata anche alla memoria, ai ricordi, alle sensazioni che è in grado di scatenare in ciascuno di noi. In questo, l’avvento dei primi giradischi aveva provocato una rivoluzione: nel perpetuare un tempo nostro, privato. E non è raro che, grazie alle tecnologie derivate da quei giradischi, ci ritroviamo a riascoltare “a loop”, in continuazione, le stesse canzoni e le stesse melodie.

Quel che però non torna, in tutta questa retorica sulla musica, è perché mai ci dovrebbero piacere (e ci piacciono) le canzoni malinconiche e tristi. Passi per la musica ballabile e allegra: l’allegria è un’emozione da tutti considerata positiva, il ballo è movimento. Passi anche la musica rabbiosa, che si tramuta in valida valvola di sfogo per le nostre routine scialbe. Lo stesso dicasi per gli inni o la nona sinfonia di Beethoven, che fanno da collante nelle comunità. Ma, in definitiva, perché le canzoni tristi ci piacciono così tanto quando invece dovrebbero deprimerci? O forse, le canzoni tristi ci piacciono così tanto perché ci deprimono? La tristezza è generalmente considerata indesiderabile ed è quindi solitamente evitata nella vita di tutti i giorni. Quindi ecco perché paradossalmente ci piace tanto questa musica che ridurrebbe l’ansia e allontanerebbe le emozioni negative.

Senso di malinconia

In uno studio pubblicato su Plos One (Taruffi L and Koelsch, 2014), si è andati a indagare i diversi principi attraverso i quali la musica evocherebbe la tristezza e la loro interazione con i tratti della personalità. Sorprendentemente, la nostalgia anziché la tristezza sarebbe l’emozione più frequentemente evocata dalla musica triste. Questa sensazione di nostalgia può aiutare ad aumentare il nostro senso di connessione sociale, mitigare il senso di marginalità e ridurre l’ansia. Di conseguenza, la memoria sembrerebbe il principio più importante attraverso il quale viene evocata la tristezza.

Ecco perché paradossalmente ci piace tanto questa musica che ridurrebbe l’ansia e allontanerebbe le emozioni negative

Il fatto che le persone cerchino e apprezzino la tristezza nella musica può sembrare paradossale, data la forte enfasi popolare e scientifica sulla felicità come fonte di benessere personale. Le risposte alla domanda, in realtà, possono essere molteplici.

Innanzitutto, la musica triste sembrerebbe in grado di regolare gli stati d’animo e le emozioni negative, di consolare. In secondo luogo, l’apprezzamento della musica triste aumenterebbe quando gli ascoltatori si troverebbero a vivere un disagio emotivo, o quando si tratti di individui con elevata empatia e bassa stabilità emotiva. Terzo, i processi legati alla memoria sarebbero centrali nella tristezza evocata dalla musica. In quarto luogo, la tristezza evocata dalla musica può essere apprezzata non solo come ricompensa estetica astratta (a causa del coinvolgimento di processi immaginativi o della mancanza di implicazioni di “vita reale”), ma svolgerebbe anche un ruolo di benessere, fornendo consolazione e regolando stati d’animo ed emozioni negative.

I risultati ottenuti indicherebbero che le risposte emotive alla musica triste sono sfaccettate, sono modulate dall’empatia e sono collegate a un’esperienza multidimensionale di piacere.

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