Ecco la pericolosissima tecno dipendenza che sta prendendo piede tra i proprietari di smartphone

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Gli effetti dell’isolamento da pandemia subiti nell’ultimo anno stanno emergendo in modo significativo. Tra questi la dipendenza tecnologica da smartphone che si manifesta tra adolescenti, anziani che vivono soli, ma anche tante persone single che lavorano da casa, e causa problemi di salute come ansia, depressione e scarso controllo della rabbia.

Ecco la pericolosissima tecno dipendenza che sta prendendo piede tra i proprietari di smartphone. Vediamo come controllarla grazie ai consigli degli Esperti di Salute di ProiezionidiBorsa.

Quanto tempo sui social media

Il tempo trascorso sui social media, per alcune fasce di popolazione, supera la pericolosa soglia delle 4 ore al giorno. Questa quantità causa interferenze sullo studio, sul lavoro e su altre attività.

Se facciamo bene i conti, si traducono in due mesi all’anno trascorsi a chattare, usare videogiochi o commentare col telefono in mano. Ma non basta, i problemi di rendimento e di concentrazione si associano con una inibizione delle relazioni sociali e la comparsa di problemi di salute: ansia, depressione, difficoltà nel controllo della rabbia

C’è chi ha un bisogno costante di sapere cosa succede online per non sentirsi “tagliato fuori” (sindrome detta FOMO, “fear of missing out”). E c’è anche chi non riesce ad andare a dormire se non ha postato il proprio video quotidiano. Con gravi problemi di insonnia e stanchezza al mattino dopo.

Ecco la pericolosissima tecno dipendenza che sta prendendo piede tra i proprietari di smartphone

Cosa fare se un familiare sembra soffrire di tecno dipendenza? Proviamo a convincerlo ad installare un’app che gli faccia misurare il tempo passato davanti allo schermo. Un’app che invia notifiche e possa prevedere anche dei blocchi.

Creare una “no smartphone zone” in casa: la cucina o la sala da pranzo quando si mangia (anche senza radio o Tv), il bagno. Anche l’auto deve essere “bonificata”. È importante disattivare le notifiche dai gruppi che non utilizziamo per cose urgenti di lavoro, di studio o vita familiare.

Consigli e divieti funzionano sempre bene all’inizio ma poi sono presto disattesi. Bisogna intervenire in modo deciso, sia con i colleghi di lavoro che con i figli o i genitori, altrimenti si renderà necessario il ricorso a uno psicoterapeuta. Oggi ce ne sono molti che si occupano di queste nuove dipendenze, che sono già state inserite nelle diagnosi sperimentali nella clinica psicologica.

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