È questa la professione del 2022 ed entro fine anno queste aziende potrebbero già richiederla

manager

Il d.l. 34/20 (art.229) ha introdotto l’obbligo per determinati soggetti di adottare il Piano Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL). Al contempo si prevede la nomina di un mobility manager. Prima di entrare nel vivo della questione e spiegare il profilo di questa figura, spieghiamo per chi vige l’obbligo. In un’ottica di miglioramento della qualità dell’aria nelle città più densamente abitate, la norma cerca di razionalizzare gli spostamenti casa-lavoro. Attualmente i soggetti che dovranno già dotarsi della figura del mobility manager sono sia enti pubblici che aziende private. Fra questi rientrano le aziende e le Pubbliche Amministrazioni con più di 100 dipendenti. La norma, per ora, restringe il campo a quanti siano all’interno di una Città metropolitana, capoluogo di Regione o Comune con più di 50.000 abitanti.  Vediamo però nel dettaglio che cos’è un mobility manager.

È questa la professione del 2022 ed entro fine anno queste aziende potrebbero già richiederla

Una prima essenziale differenza va compiuta fra il settore pubblico e privato. Gli enti pubblici dovranno nominare il proprio mobility manager fra il proprio personale di ruolo. Quindi saranno competenze che si aggiungeranno in capo ad un proprio dipendente. Attenzione però, non si tratta di un incarico retribuito in questo caso. La legge è chiara nell’escludere qualsiasi forma di gettone, rimborso spese o retribuzione. Le aziende invece hanno libertà di scelta e potranno scegliere il proprio mobility manager fra il proprio personale o affidarsi a professionisti esterni.

Cosa fa un mobility manager?

A fare luce sulla questione è un decreto attuativo del Ministero per la Transizione Ecologica, il n. 179/2021.

Nel decreto si chiarisce come questa non sia un’occupazione occasionale, un’attività una tantum che si esaurisce redigendo il PSCL. Si ribadisce il carattere continuativo perché sono previste anche funzioni di constante monitoraggio dell’attuazione del PSCL.

Il decreto distingue poi fra mobility manager d’area (coordinatore a livello del Comune) e quello aziendale. Il primo fra le altre funzioni dovrà anche coordinare i mobility manager aziendali del proprio Comune. Infine loro compito sarà anche il mantenimento dei rapporti con le aziende del trasporto locale.

I referenti aziendali invece dovranno raccogliere dati e informazioni dai dipendenti sulle modalità di tragitto casa-azienda. Dovranno poi coordinarsi con il mobility manager d’area e fornirgli i dati raccolti. Fra le azioni concrete che queste figure si troveranno a gestire vi sono ad esempio la creazione di punti di ricarica per veicoli elettrici. Altra iniziativa contemplata nella guida ministeriale è la previsione di biciclette aziendali. Lo compito sarà inoltre il mantenimento dei rapporti con le aziende del trasporto locale.

Quali requisiti deve avere?

La norma non specifica specifici requisiti curriculari (titoli di studio) o certificazione di competenze. L’unica skill prevista è questa: “riconosciuta competenza professionale e/o comprovata esperienza nel settore della mobilità sostenibile”.

È questa la professione del 2022 ed entro fine anno queste aziende potrebbero già richiederla per obbligati per legge.

In questo articolo “Secondo gli esperti ecco le competenze più richieste in futuro nel mondo del lavoro” la Redazione di Proiezionidiborsa offre altri spunti per chi cerca lavoro.

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