Draghi sotto attacco: di chi?

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Sentire un grande giornalista domandarsi come mai il Draghi presunto latore dei poteri forti sia finito sotto attacco da parte della Germania e di altri paesi offre lo spunto per una riflessione che risponda al quesito.

Intanto diciamo che è la prima volta che questo accade.

Come se, al canto del cigno del suo mandato, finalmente Draghi si fosse liberato di certe zavorre o imposizioni e avesse potuto fare di testa sua.

Certamente la manovra è deficitaria e non innovativa ma sul piano monetario è imponente se non ridondante.

A tal punto da fungere da garanzia per il sistema UE anche nei suoi tasselli più deboli.

Ma la contestazione che arriva dalla Bundesbank è realmente incentrata sull’eccessivo volume di risorse messe a disposizione o sotto c’è altro?

Molti paesi contro Draghi

Pare che quasi tutto il Nord Europa si sia stretto ed unito nell’attacco contro Mario Draghi.

Una pesante critica giunta in modo corale dopo il nuovo imponente allentamento monetario deliberato dalla BCE.

Al di là della pesante copertina della Bild che titola “il conte Draghila” ha stupito l’attacco plateale del  presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.

Il tedesco non ha certo fatto sfoggio di diplomazia ed ha esternato con durezza tanto che  riferendosi a Draghi ha detto :”ha oltrepassato il limite: una serie di misure di quella portata non era necessaria”.

Per poi incalzare: “la decisione di acquistare ancora più titoli di Stato renderà sempre più difficileper la BCE uscire da questa politica. E più a lungo dura, più aumentano gli effetti collaterali e i rischi per la stabilità finanziaria”.

Pare che ben 10 siano stati i membri del Direttivo contrari alla delibera finale poi adottata sul nuovo Quantitative Easing.

Contrari certamente i rappresentanti di Francia, Germania, Olanda, Austria ed Estonia.

Resta strano che Draghi abbia parlato in alcuni passaggi di unanimità…

Molto duro l’olandese, Klaas Knot, : “Questo ampio pacchetto di misure, e in particolare il riavvio del programma di acquisti”,  ha scritto in una nota, “è sproporzionato in relazione alla situazione economica attuale e ci sono buone ragioni per dubitare della sua efficacia”.

Anche  il governatore della Banca d’Austria, Robert Holzmann ha paventato seppur con toni più morbidi il rischio di avere intrapreso una strada errata.

“Questa idea”, ha precisato il banchiere centrale austriaco, “ha attraversato la mente di alcune persone e, in definitiva, anche la mia”.

Arriva la Lagarde: tutto cambia?

Holzmannha poi fatto chiaramente capire che con la successione della Lagarde a Draghi non è detto che questa politica venga confermata.

“Le cose cambiano e anche questa forward guidance e questa politica possono cambiare. Non domani, non dopodomani ma non credo che resteranno lì per decenni. Lagarde non è una persona debole che possa sentirsi imbrigliata in un senso o nell’altro…”.

Soldi alle banche ma tassi negativi impattano sui conti

La critica dubita, e qui concordiamo pienamente,del fatto che le nuove/vecchie misure impattino positivamente sull’economia reale.

Non a caso si tratta di manovre già adottate che a questo punto da pre- recessione ci hanno portato.

Poi si contesta il fatto ovvio che i tassi d’interesse negativi pesano sulla redditività delle banche e, di seguito, potrebbero avere conseguenze restrittive e non espansive sull’accesso al credito.

Si aggiunga che coi depositi a tasso negativo molti potranno preferire il contante a depositi che anziché essere remunerati comporteranno un costo.

La Germania & co forse forse volevano altro

Ma visto che Weidman ha contestato l’acquisto di titoli di Stato tra le righe possiamo leggere che, al di là della misura, visto lo stato di Deutsche Bank e altre banche tedesche a Berlino si attendevano un QE all’ americana.

Ovvero che ripulisse le banche anche dalle obbligazioni tossiche.

E anche l’olandese sa quanto anni fa costò al suo governo salvare una delle più grandi banche dei pesi Bassi…

In questo senso la scelta di Draghi privilegia nazioni come l’Italia che hanno banche meno intossicate e alto debito pubblico…

Ecco, forse le critiche a Draghi non sono poi così innocenti e pure come da una prima analisi potrebbe apparire.

 

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