Draghi da accusatore a paciere

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Draghi, dopo avere in prima persona contribuito ad agitare le acque,  pare pentito e si sta muovendo nella direzione di calmierare l’attacco all’Italia tuttora in corso.

La sua mossa di recarsi in visita dal Presidente della Repubblica omettendo di incontrare nella sua discesa a Roma sia Il presidente del Consiglio Conte che altri esponenti del Governo aveva dato il là a una serie di considerazione pesanti su quello che la BCE avrebbe potuto o non potuto fare in soccorso dello spread italiano , giungendo alcuni a paventare addirittura vendite anziché acquisti dei nostri titoli da parte di Draghi.

A questo episodio si sono aggiunte una serie di dichiarazioni politiche che ben poco avevano a che vedere con la mission che lo stesso Draghi ha poche settimane fa essere l’unica propria della BCE: ovvero il contenimento e la “guida” dell’inflazione.

Dichiarazioni di Draghi dei giorni scorsi quindi giunte inattese e in grado di dare la stura a una serie di ripetuti attacchi da parte di membri altolocati dell’UE, soggetti più o meno titolati ad intervenire sull’operato di un governo, sino a prova contraria, sovrano.

Il risultato di questo minuetto di attacchi all’Italia è stato da subito somatizzato e fatto proprio dallo spread BTP Bund che ha ripreso a salire come non accadeva da anni.

Forse ora Mario Draghi ci ha ripensato, forse si è pentito o magari sta semplicemente aspettando , come da lui dichiarato nella conferenza stampa finale dell’istituto centrale nell’ambito dei meeting annuali di Fmi/Banca mondiale, sulla manovra di bilancio dell’Italia, di avere in mano la versione definitiva di questa legge di bilancio, fatto sta che è arrivato un deciso e sonante invito ad :”abbassare i toni “appello rivolto  a tutte le parti, non solo l’Italia, parlando più in generale.

Evidentemente la consapevolezza di poter avere contribuito personalmente ad avviare una crisi in grado di vanificare tutto il lavoro di ripristino degli ultimi anni ha decisamente ammorbidito la posizione di Draghi.

Ora bisognerà vedere se i vari Moscovici, Junker e compagnia recepiranno il suo invito o proseguiranno nella loro opera di continua pesante polemica verso il nostro paese.

Dall’altro lato notiamo che il Presidente del Consiglio Conte durante il recente viaggio in Etiopia ha confermato come la manovra sia ormai fatta e di conseguenza come non siano prevedibili mutamenti significativi al testo già presentato alle camere.

Nel gioco delle parti riusciamo ad intuire che qualche concessione all’UE europea da qualche parte verrà fatta.

Considerati intoccabili, anche per ragioni elettorali,  reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni è probabile che il governo agisca su aliquote e tempistiche della FLAT Tax.

Probabilmente in una fase come questa dove nessuno ha interesse a ricreare un caso simil-Grecia di dimensioni gigantesche (come quello che rappresenterebbe l’Italia) un contentino a Bruxelles su una voce comunque importante come quella dell’apparato fiscale potrebbe essere la chiave per consentire all’Italia di uscire da questo tunnel fatto di accuse e minacce e ritrovarsi uno spread di nuovo calmierato.

 

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