Dopo la pandemia da Covid 19, sarà il Fisco italiano a fare la prima mossa?

agenzia delle entrate

La pandemia legata al Covid 19 sembra che stia passando, almeno dalla sua fase emergenziale.

Il primo ad accorgersene è stato il Fisco italiano, visto che sono ripartiti i controlli, gli accertamenti e gli avvisi tributari.

Parecchi contribuenti italiani in questo periodo stanno per riceverne almeno uno, tramite lettera cartacea o in maniera più semplice via PEC.

Una vera valanga di lettere relative a controlli e verifiche, il primo vero effetto del superamento della fase emergenziale della pandemia.

Molti sono anche errati, ma i contribuenti avranno seri problemi a difendere i loro diritti dato che in questo momento gli uffici sono al collasso ed è quasi impossibile prendere degli appuntamenti nei 30 giorni per poter fermare gli “avvisi bonari” errati.

Dopo la pandemia da Covid 19, sarà il Fisco italiano a fare la prima mossa?

Per esempio il programma dell’Agenzia delle Entrate, molto spesso non riesce ad abbinare il pagamento tardivo delle tasse con ravvedimento operoso. Questo perché non sempre coincidono le date del pagamento con l’anno d’imposta e sarebbe opportuno cambiare questo sistema.

Chi rischierà di più? Tendenzialmente, come sempre, le partite IVA, ma vi sono seri controlli anche verso tutti gli altri. In particolar modo verso chi ha utilizzato il bonus ristrutturazioni del 110%.

Accertamenti sempre più lunghi e le cattive notizie non si fermano qui.

Causa la sospensione accertativa legata all’emergenza della pandemia dell’anno 2020, ricordiamo attività limitata soltanto per un piccolo periodo di 85 giorni, i controlli del Fisco sono stati dilatati oltre misura.

Prendiamo ad esempio l’anno d’imposta 2015. Si doveva prescrivere per legge al quarto anno successivo alla presentazione della dichiarazione dei redditi e quindi al 31/12/2020. In realtà la decadenza degli atti accertativi è stata prorogata al 26/03/2022. Un termine veramente eccessivo.

Accertati a vita?

Questa sospensione introdotta, ricordiamolo, con il decreto “Cura Italia”, avrà effetti non solo sull’anno imposta 2015 ma anche su tutti quelli successivi, dato che il termine di decadenza per inviare gli atti di accertamento varrà anche per tutti gli anni futuri.

Quindi per gli anni d’imposta, l’accertamento non scadrà al suo naturale termine del 31 dicembre del quinto anno successivo dalla presentazione dei redditi ma “slitterà” di ulteriori 85 giorni fino ad arrivare al 26 marzo. Dulcis in fondo, bisogna tener presente l’eventualità dell’anno bisestile.

Si potrà essere accertati anche dopo tale data del 26 marzo?

Certamente, l’atto potrà essere ricevuto anche successivamente purché inviato entro tale data.

Si può veramente parlare di accertamento “a vita”.

Purtroppo, durante la pandemia il debito Italia si è dilatato in maniera quasi fuori controllo, e ora l’Agenzia delle Entrate bussa alla cassa.

Insomma, dopo la pandemia da Covid 19, ora è venuto il momento del Fisco italiano.

Qualcuno forse rimpiangerà il periodo emergenziale di sospensione dell’attività accertativa.

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