Dollaro: asse per remare contro Trump?

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Possibile asse russo-cinese contro il dollaro per contrastare Trump

 Già in passato , specie dopo che gli effetti della crisi sub-prime stavano lentamente evaporando negli USA restando invece ben visibili nei conti della vecchia  Europa, spiegare la debolezza del dollaro verso euro vista la diversa forza dei cicli di ripresa economica non era facile.

Certamente l’atteggiamento più aggressivo della FED nel risolvere la questione bancaria con il riacquisto degli asset tossici (cosa non fatta dalla BCE) e pertanto la possibile stampa di dollari in quantità superiore al debito pubblico ufficializzato può avere avuto un peso; specie nella fase inziale.

Ma negli anni la forbice si è ampliata eppure solo recentemente il dollaro ha iniziato a riprendere vigore verso l’euro.

Più o meno sommersa tra il detto e il non detto la realtà è stata che la valuta americana è stata invisa a molti paesi arabi e musulmani in generale che hanno iniziato a preferire l’euro per una molteplicità di scambi internazionali.

Questo come forma di ritorsione alla politica aggressiva di Obama spesso latore di sanzioni e interventi militari ben poco graditi dal mondo arabo e musulmano in generale.
Scenario che ha spesso prodotto richiesta di euro e dismissione di dollari fino a portare il cross euro dollaro ben sopra a una quota 1,30 assolutamente ingiustificabile dal punto di vista degli andamenti macro-economici.

Ora, dopo che il meno belligerante Trump ha contribuito a rinforzare il dollaro riportando le quotazioni a livelli più congrui rispetto all’economia reale questo scenario anti dollaro rischia di riproporsi su un altro fronte che vede sempre Trump come primattore: quello russo cinese.
La Russia sanzionata di lungo periodo e la Cina “vittima” del protezionismo e dei dazi introdotti da Trump pare proprio stiano elaborando delle contromosse verso gli USA che saranno concentrate principalmente in ambito valutario.

Si parla di un patto per aumentare l’uso delle proprie valute nel commercio bilaterale e internazionale al fine di ridimensionare ove possibile la dipendenza dal dollaro americano.
Lo ha scritto recentemente  il South China Morning Post, illustrando come lo sviluppo di un nuovo sistema internazionale di pagamenti finanziari mirerà a far fronte alle crescenti preoccupazioni per le ulteriori sanzioni in arrivo dagli Stati Uniti sul fronte della guerra dei dazi.

Anche la Russia si muove in linea: il primo ministro russo Dmitry Medvedev, durante la sua recente  visita in Cina ha detto che le due nazioni stanno discutendo del lancio di un nuovo sistema transfrontaliero per il pagamento diretto delle fatture commerciali in yuan e in rubli.

La Casa Bianca ammorbidirà le proprie posizioni o Trump magari punta davvero a indebolire un po’ la propria valuta per raggiungere quell’obbiettivo di sostenere il ciclo economico che la FED intenzionata ad alzare ancora i tassi in questo momento pone in secondo piano?

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