Dobbiamo sapere che Facebook non è gratuito ma vediamo come si paga il servizio

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Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 2631/2021, ha confermato la sentenza del TAR del Lazio, con la quale veniva condannato il colosso dei social network. In particolare, la vicenda getta le sue radici in una sanzione di 7 milioni di euro che Facebook ha ricevuto lo scorso febbraio dall’AGCOM (Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato) per pratiche commerciali scorrette ai danni degli utenti.

Queste ultime sarebbero consistite nel pubblicizzare la gratuità del servizio offerto dal social che, all’opposto, sarebbe oneroso. Quindi, dobbiamo sapere che Facebook non è gratuito ma vediamo come si paga il servizio.

Ebbene, il corrispettivo, secondo l’Autorità sanzionante, sarebbe dato dalla commercializzazione che viene fatta dei dati degli utenti. Quindi, la pratica commerciale scorretta consisterebbe nel non informare i fruitori del servizio che i loro dati saranno messi a disposizione di soggetti  commerciali terzi.

Questa pratica, dunque, integrerebbe una vera e propria controprestazione. E il tutto avviene all’insaputa degli utenti.

Sicché, si ha, da parte di Facebook, uno sfruttamento inconsapevole dei dati inseriti dagli utenti, al momento della registrazione. Per queste ragioni, si è respinto il ricorso presentato prima al TAR del Lazio e poi al Consiglio di Stato da Facebook Ireland Limited.

Cosa fa il social network dei dati degli utenti

Alla stregua di quanto illustrato, dunque, Facebook cosa pone in essere di illecito? In fase di attivazione dell’account, non informa gli utenti circa l’attività di raccolta e utilizzo, per finalità informative e commerciali, dei dati da loro forniti.

Anzi, mette in evidenza la possibilità di fruire gratuitamente del servizio. Questa è un’informazione non veritiera e fuorviante. E ciò in quanto la raccolta e lo sfruttamento dei dati, a fini remunerativi, è una controprestazione del servizio offerto dal social network.

Tuttavia, dopo essere stato ammonito circa questa pratica scorretta, il social ha solo eliminato la menzione della gratuità del servizio. Ma non ha integrato l’informativa in merito all’aspetto della commercializzazione dei dati.

Dobbiamo sapere che Facebook non è gratuito ma vediamo come si paga il servizio

Per questa ragione, è scattata la sanzione da parte dell’AGCOM. La condotta del social, quindi, sarebbe violativa della disciplina contenuta nel GDPR e nei codici della privacy adottati dai Paesi membri dell’UE, in materia di tutela dei dati personali.

A questa si deve associare la tutela messa in campo dal codice del consumo, di matrice comunitaria, che prescrive l’obbligo a una adeguata informazione e a una corretta pubblicità. Inoltre, prescrive che l’esercizio delle pratiche commerciali debba essere improntato ai principi di buona fede, correttezza e lealtà.

Pertanto, i giudici hanno sottolineato la necessità di tutelare gli utenti su un duplice piano. Ovvero quello della privacy e quello della corretta informazione.

In definitiva, dobbiamo sapere che Facebook non è gratuito ma abbiamo visto come si paga il servizio….!

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