Dividendi: quali sono i settori più a rischio di taglio

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Il ciclone è stato fin troppo forte. Tanto da coinvolgere anche chi stacca cedole. Ma parlando di dividendi quali sono i settori più a rischio di taglio? 

Il Covid-19 e la crisi che ne è conseguita non ha portato buone notizie per chi ha avuto l’abitudine di premiare gli azionisti. Parlando di dividendi, quali sono i settori più a rischio di taglio? La domanda è più che legittima se si Un settore in Italia particolarmente generoso è stato bloccato per volontà della Bce che ha chiesto agli istituti bancari di rimandare i pagamenti.

Il settore bancario

La prima ad ascoltare le direttive è stata Intesa Sanpaolo anche se il suo esempio è stato seguito anche da altri nomi Ubi e Banco Bpm. A questi si devono aggiungere i vari stop di Mediolanum, Unicredit e Generali. Insomma, il settore finanziario e in particolare il settore bancario, è quello che, al momento, è più a rischio per il taglio dei dividendi. Taglio che, di fatto, è già stato confermato.

Settore energetico

Diversa, invec, la decisione di Eni che ha preferito tagliare in investimenti (si parla di un -25%), sia per il protrarsi dell’emergenza coronavirus ma anche in virtù del crollo del petrolio. Decisione che arriva per salvare il premio agli azionisti. Ma nemmeno gli Usa sono esenti e, nel caso dei dividendi, i settori più a rischio di taglio includono anche gli energetici. A Wall Stret è scattato l’allarme per il taglio dei dividendi. In alcuni casi già realtà. Gli esperti hanno puntato il faro su alcuni nomi che potrebbero unirsi alla scia di quelli che hanno deciso di tagliare i dividendi. E molti di questi appartengono al settore energetico.

Perché c’è il taglio dei dividendi?

Il crollo non solo dettato dal Covid-19 ma alcune volte anche dalla crisi del petrolio, ha reso spesso le cedole insostenibili. Il crollo degli utili, infatti, rischia di non permettere la copertura. Ecco perché c’è il taglio dei dividendi. I nomi sul banco degli imputati sono infatti spesso quelli del settore energetico. Un esempio è Valero Energy il cui rendimento da dividendo si avvia all’8,6%. Di fatto l’azienda non è direttamente legata al petrolio. Si tratta, infatti, di una raffineria.

Un settore generoso

Il che ha attirato le attenzioni di tutti quegli investitori che volevano riuscire a sfruttare un settore generoso nella maggior parte dei casi, senza però dover sottostare ai pericoli del barile. Il problema è che per una sorta di effetto domino legato al Covid-19, la domanda di prodotti raffinati come benzina, catrame o carburante per jet è crollata. I livelli di produzione sono stati tagliati e per quanto il bilancio aziendale sia solido non è da escludere che le ripercussioni si possano vedere presto proprio sulle cedole.

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