Dividendi: i migliori per la seconda metà del 2019

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In un mercato imprevedibile è sempre una buona idea puntare ai dividendi. Ma quali sono i  migliori per la seconda metà del 2019?

Dividendi: i migliori per la seconda metà del 2019

In un ambiente incerto come quello in cui ci troviamo ora, a volte la mossa strategica migliore è: semplificare. In altre parole: accumulare denaro facile, a prescindere dall’andamento del mercato. Nel frattempo che le cose non migliorano e la strada diventa meno impervia. Ma quale strategia adottare? La risposta è una sola: dividendi. Il problema però è capire quale siano i migliori dividendi per la seconda metà del 2019. Premessa d’obbligo: per creare un portafoglio dividendi è sempre bene diversificare. In tutti i sensi.

Dividendi: i titoli su cui puntare per la seconda metà del 2019

Un primo nome potrebbe essere Microsoft. NOn si tratta di un dividendo che attira le masse anche perché per l’azienda creata da Bill Gates il dividend yield è dell’1,4%. Ma andando a guardare i particolari, che poi sono quelli a cui bisogna badare, si tratta di un 1,4% frutto di una sana combinazione di reddito e crescita ben organizzati anche per il futuro. In altre parole: il dividendo in questione potrebbe resistere alla debolezza del mercato o anche ai possibili problemi che potrebbe avere l’azienda,  qualora ne sorgessero. La chiave è il cambiamento che è stato fatto nel modello di business della società.

Dividendi: i settori da preferire per la seconda metà del 2019

Anziché vendere software tramite acquisto, con la speranza che lo stesso cliente torni anche per l’aggiornamento, Microsoft (MSFT)   ha preferito l’abbonamento. Con il vantaggio di un’entrata ricorrente affidabile. Volendo parlare di diversificazione, però, si può guardare ad un altro settore, quello farmaceutico con AbbVie (ABBV). In questo caso il dividendo è già più appetibile con un 5,5%. Non dovrebbe spaventare il calo del 33% delle azioni rispetto al picco del 2018. Si tratta, infatti, dell’effetto arrivato dalla scadenza, tra qualche anno, dei brevetti più importanti nella sua pipeline. Ma la minaccia dei generici (almeno per gli Stati Uniti) non si materializzerà fino al 2023. Perché solo allora i competitor potranno vedere i loro prodotti sui mercati.

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